iCloud, il servizio cloud in salsa Mela di Cupertino, continua a sollevare le più stravaganti curiosità. Tra chi si dice entusiasta, e chi invece solleva dubbi sul funzionamento, c’è grande attesa per il prossimo autunno quando iCloud entrerà effettivamente in funzione con il rilascio di iOS 5. Ma c’è qualcuno che vede con grande preoccupazione l’ennesima innovazione di Apple: è il mercato delle memorie NAND.
Al momento Cupertino è uno dei principali acquirenti di storage flash e memorie NAND, inserite nei propri dispositivi portatili come iPhone, iPad e iPod Touch e, non ultimo, anche in hardware di maggiori dimensioni come Apple TV e MacBook Air. Al termine del 2011, Apple avrà saturato le risorse di circa il 30% dei produttori di questi componenti, con oltre 5,2 miliardi di unità distribuite. Questa percentuale, però, è destinata a scendere al 25% entro il 2015 e a calare di molti punti percentuale ulteriori negli anni a venire.
Secondo iSupply e Digitimes, la causa della diminuzione della domanda al mercato sarebbe da imputare proprio ai servizi on the cloud targati Mela. Spostando il bisogno di storage sulla nuvola, effettivamente, i device di Cupertino avranno sempre meno bisogno di memoria fisica e chissà che in futuro questi dispositivi non dispongano solamente dello spazio necessario al salvataggio del firmware. Si stima, infatti, che in futuro ogni utente avrà bisogno di meno di 100 GB di spazio su PC e di qualche centinaio di MB in modalità mobile. Non appaiono, perciò, affatto casuali i rumor sulla nascita di un iPhone privo di grandi capacità di memorizzazione, così come trapelato qualche tempo fa in tempi assolutamente non sospetti.
Ma per quale motivo le società addette alla fabbricazione di memorie NAND si dimostrano così ansiose? Di primo acchito, seppur corposo dal punto di vista delle vendite, Apple è soltanto uno dei tanti clienti del settore. Tuttavia, si prevede che pian piano tutti i big dell’elettronica sposteranno le esigenze dei consumatori sulla nuvola, tanto che servizi come quelli di Google e Amazon sono già in funzione e facilmente integrabili in Android. Al momento, però, si tratta soltanto di paure a lungo termine: nel breve periodo Cupertino garantirà agli utenti solo 5 Gb di spazio iCloud e, presumibilmente, il pubblico avrà bisogno di memorie fisiche ancora per molto tempo.