Condannati a tre anni di carcere per phishing

Tre pirati informatici sono stati condannati al carcere per la loro attività di phishing. Mentre si attende il processo degli altri truffatori telematici, nuova ricerca dimostra come con pochi accorgimenti si possano scampare le truffe online
Condannati a tre anni di carcere per phishing
Tre pirati informatici sono stati condannati al carcere per la loro attività di phishing. Mentre si attende il processo degli altri truffatori telematici, nuova ricerca dimostra come con pochi accorgimenti si possano scampare le truffe online

Falsificavano moduli bancari digitali per poi inviarli a pioggia a migliaia di indirizzi email per sottrarre password, dati personali e informazioni fiscali dei frodati. Dopo un processo per phishing con rito abbreviato, i tre pirati informatici sono stati condannati a pene tra i sei e i tre anni per associazione a delinquere e truffa informatica. La sentenza è stata pronunciata ieri dal giudice per l’udienza preliminare di Milano Piero Gamacchio.

L’operazione svolta alcuni mesi fa dalla Polizia Postale portò all’identificazione di ventuno persone coinvolte nell’organizzazione di numerose frodi informatiche. Mentre per tre componenti della "banda" si è giunti in questi giorni alla sentenza con rito abbreviato, per gli altri membri occorrerà attendere il prossimo febbraio per l’avvio del processo. Attraverso l’invio di email falsificate con l’intestazione dei più grandi istituti bancari nazionali, i ventuno pirati informatici, tutti originari della Romania, erano riusciti a entrare in possesso delle password di accesso a decine e decine di conti bancari. Utilizzando le funzionalità dell’home banking, il gruppo di rapinatori telematici è riuscito ad alleggerire i conti di numerosi utenti, finiti nella trappola informatica del phishing. Tra gli istituti colpiti anche le Poste Italiane, che si sono costituite parte civile.

Le truffe informatiche sono in costante crescita e basano il loro successo sull’ingenuità di alcuni utenti e le falle di sicurezza nei sistemi di connettività. È di alcuni giorni fa la notizia del sorprendente esito di un esperimento condotto da Microsoft in collaborazione con il portale Get Safe Online. Alcuni tecnici sono riusciti con estrema facilità ad inserirsi nella rete di un notebook collegato a una rete UMTS, depositando un malware in grado di inviare tutti i dati e documenti sensibili a un server. Con la medesima procedura, i finti pirati informatici sono riusciti a infrangere una rete Wifi mal configurata, sottraendo file e documenti importanti. L’esperimento sulla sicurezza ha dimostrato come piccoli e basilari accorgimenti, uniti a una consapevolezza dei potenziali rischi cui si è esposti quando si è online, potrebbero risparmiare agli utenti sorprese molto poco gradite e sicuramente non desiderate.

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