L’idea è semplice, ma evidentemente non perfetta: operare click fraudolenti sulle promozioni Google, obbligando così il motore a pagare per i click registrati, quindi minacciare il motore di operare con questo sistema creando un’ingente emoraggia di capitali. Qualcosa non ha però funzionato, e per il californiano Michael Anthony Bradley è già stata emessa sentenza di colpevolezza presso la Corte di Giustizia di San Josè.
Il motore di ricerca Google basa le campagne promozionali dei propri clienti (fonte preminente dei propri introiti) sul sistema del pay per click. Ogni click fraudolento su questi spazi costituisce un danno sia per il promotore (che si ritrova ad aver pagato un click inutile), sia per il motore di ricerca. Il vantaggio, invece, può arrivare dai siti che dal sistema AdSense possono trarre profitto.
Bradley ha escogitato il proprio piano dopo aver ideato un software in grado di operare click truffaldini su precise promozioni. Il progetto è continuato poi minacciando Google e chiedendo una “tangente” di 150.000 dollari, cifra necessaria per distoglierlo dall’idea di offrire il proprio software a pericolose comunità di spammer.
Google non è scesa a patti ed ha invece difeso con forza il proprio sistema dall’offesa esterna. Bradley ora necessità di circa 50.000 dollari per tornare in libertà, altrimenti dovrà rispondere penalmente degli 11 capi d’accusa del quale è stato riconosciuto colpevole (1 relativamente alla turbativa del mercato mediante la minaccia, 10 relativamente alla frode in Rete).