Il CCCB di Barcellona sta organizzando un ciclo di conferenze sul tema della ricerca e dell’innovazione in ambito culturale (abbreviato in I+C+i). Il 31 marzo si è parlato di un tema a noi molto caro, il file sharing.
Al dibattito, denominato forse un po’ pomposamente “Llibertat, igualtat i P2P”, hanno preso parte Michel Bauwens della P2P foundation, Ismael Peña-López di ICTlogy e Olivier Schulbaum di Platoniq, organizzazione che si definisce “un gruppo di produttori culturali, sviluppatori di software e ricercatori sociali”.
Nell’occasione, Schulbaum ha presentato la “Banca del sapere comune”, un tentativo di utilizzare gli strumenti del P2P nel mondo “analogico”. In pratica, l’esperimento è volto ad applicare nella vita di tutti i giorni ciò che si fa comunemente quando ci si connette ad un network di file sharing: condivisione delle informazioni, scambio libero e gratuito di risorse, libertà dai vincoli di proprietà.
L’intervento di Bauwens ha toccato temi di interesse politico-economico. A suo parere, si sta registrando una frattura fra capitalismo e spirito imprenditoriale, per due motivi sostanziali:
- i prodotti sfuggono ad ogni regola “classica” di domanda, offerta e fissazione del prezzo;
- per innovare (almeno a livello software) ormai non è più necessario l’impiego di capitali.
Per Bauwers, il P2P è stata la causa scatenante di questo cambio di prospettiva e ne sarà anche l’approdo finale.
Sulla stessa falsariga si è mosso anche Peña: in economia, il bene considerato più prezioso è l’informazione. Secondo le scuole economiche classiche (come quella austriaca) l’informazione è scarsa e ottenerla è assai costoso. Con il P2P, il paradigma si rovescia: le informazioni abbondano, sono dappertutto e soprattutto sono gratuite. Per questo motivo, Peña auspica nuove applicazioni del P2P al di fuori dell’ambito strettamente informatico; ad esempio l’educazione, la scienza e la politica.
Temi forse ostici e probabilmente un po’ troppo “futuristici”, ma certo degni di discussione. Chissà se Shawn Fanning avrebbe mai pensato di poter causare un tal polverone.