Ad una settimana dall’inizio della retata della Guardia di Finanza contro il P2P le acque iniziano a schiarirsi. Una settimana fa scattava l’allarme: 3000 indagati, molti tra comuni professionisti o cosiddetti “casalinghi”, che hanno scambiato pochi file MP3 e per questo rei di aver infranto le leggi sul diritto d’autore.
Oggi la Guardia di Finanza corregge il tiro specificando come nella rete della legislazione finiranno solo i “pesci grossi”, il cui traffico di materiale sospetto è di una unità di grandezza decisamente superiore a quella di un normale utente. È intuibile come ad essere effettivamente colpiti saranno dunque coloro i quali hanno scaricato molto materiale e lo hanno presumibilmente messo in commercio attraverso CD masterizzati.
Le Fiamme Gialle hanno altresì fornito ulteriori dettagli. Ad esempio è scaturito come ogni utente lasci tracce della propria attività on-line per due anni almeno. Ciò significa che ogni utente che ha scaricato almeno un file negli ultimi due anni è potenzialmente perseguibile. In verità si ammette poi come siano troppi gli utenti che dovrebbero essere indagati, ed agli effetti l’indagine si rivela dunque impossibile ed impraticabile.
Mentre Kazaa propone “incentivi” a chi rende disponibile materiale legale sulla propria rete di scambio, la Guardia di Finanza mette paura ai piccoli utenti. Chi non è nuovo del web già conosce la forte elasticità della rete di fronte ad ostacoli di questo tipo. Gli esiti della vicenda italiana della lotta al P2P si riveleranno comunque interessante per carpire il futuro del sistema di scambio e condivisione dei file.