l’avvento del digitale nel mondo televisivo non ha soltanto modificato le abitudini e le possibilità dei telespettatori, ma ha aperto scenari nuovi e per certi versi creato una seconda “rivoluzione copernicana” per quanto concerne gli assetti, consolidati da decenni, della televisione italiana.
Si è quindi scatenata quella che in molti hanno definito una vera e propria “guerra” tra i maggiori broadcaster del settore. Ed è proprio riguardo a questa diatriba, quotidianamente alimentata da voci più o meno attendibili sulle prossime mosse dei vari attori in gioco, che si gioca una delle partite più importanti: la questione del rinnovo del contratto relativo ai canali Raisat.
Il pacchetto in questione è composto da alcuni canali editi dalla controllata della Rai e inseriti nel pacchetto pay di Sky. Un contratto che scadrà il 31 luglio e che, nonostante una cospicua offerta della pay TV per il rinnovo, potrebbe non essere rinnovato per volontà della stessa Rai.
Pare infatti che, nonostante le cifre messe sul piatto da Sky siano di tutto rispetto (si discute di una cifra complessiva di circa 474 milioni di euro), vi sia una concreta possibilità che il management dell’azienda di Viale Mazzini lasci cadere l’offerta, facendo quindi uscire i propri canali dalla piattaforma satellitare di News Corporation.
La questione è delicata e tra l’altro coinvolge aspetti che un poco esulano dall’ambito meramente televisivo, essendo la TV pubblica e i suoi dirigenti legati a determinate logiche politiche, tuttavia ciò che a noi interessa è capire come si potrebbero riconfigurare gli scenari televisivi futuri e su quali piattaforme digitali i vari broadcaster si giocheranno le carte più importanti.
Già, perché dietro a questo “raffreddamento” dei rapporti con la pay TV satellitare potrebbe esserci proprio una piattaforma alternativa, ovvero quella Tivù di cui Rai è uno dei fondatori (insieme a Mediaset e Telecom Italia Media) e che trasmetterà sul satellite e sul digitale terrestre l’intera offerta gratuita dei canali generalisti nazionali.
Una piattaforma che potrebbe quindi “svincolare” in un solo colpo la TV generalista, almeno per quanto riguarda la controparte satellitare, dai vincoli e dagli obblighi relativi alla presenza di questi canali nell’offerta Sky, dato che in gioco c’è anche la questione relativa al criptaggio in NDS (ovvero ciò che rende visibili i canali con lo skybox anche quando sul satellite vengono criptati) dei canali tradizionali della Rai.
Per questo c’è chi già dipinge, a dire il vero in maniera forse un po’ troppo “fantasiosa”, scenari in cui l’offerta di Raisat sarà ripetuta fedelmente sul DTT o su Tivù Sat, ma c’è anchi chi si spinge più in là ipotizzando un ingresso nell’offerta a pagamento di Mediaset Premium.
Ipotesi, peregrine o no che siano, che danno la misura della “fluidità” della situazione e delle molte sfaccettature e conseguenze economiche (ma non solo) che qualunque scelta verrà decisa implicherà nel delicato equilibrio di un sistema televisivo che, dopo il completo passaggio al digitale, molto difficilmente sarà lo stesso che abbiamo conosciuto in questi ultimi vent’anni.