Ha fatto molto clamore la notizia relativa ad alcune partite di Core i7 di Intel contraffatti che pare siano state distribuite tramite il negozio online di Neweggg.
Il caso, sollevato da uno dei clienti truffati che ha reso noto il raggiro su un forum, ha visto il via delle indagini di Intel, interessata a capirci di più sulla faccenda, nonché dello stesso rivenditore Newegg, che è stato fin da subito chiamato a spiegare come possano essere finiti simili prodotti nel proprio sistema di distribuzione.
La giustificazione dello store, che appare ad alcuni utenti e osservatori come scarsamente credibile, consiste nello spiegare come le CPU fasulle spedite ad alcuni clienti fossero solamente delle demo da esposizione, cosa che giustificherebbe la presenza di componenti come dissipatore e ventola realizzate con sagome di plastica, o come il manuale utente composto da un librettino di pagine bianche, per non parlare della scatola della confezione, meno robusta e spessa di quella normalmente usata da Intel per proteggere i suoi processori.
Meno semplice da giustificare con la tesi delle CPU demo gli errori ortografici grossolani notati nelle scritte delle etichette allegate, come si può notare comparando la foto numero 1 della gallery correlata, che rappresenta un’etichetta originale, con quella della foto 2 presa da ZDNet e raffigurante la CPU contraffatta.
Proprio i dettagli sopra menzionati, con particolare riferimento alle scritte sulle etichette (una su tutte il termine “socket” scambiato con “sochet”), sono gli elementi più utili per identificare subito una CPU contraffatta, per una vicenda che probabilmente non mancherà di regalare altre novità ancora alla luce delle tante domande ancora poco giustificate dalla risposta di Newegg.
Allo stato attuale, e in mancanza di ulteriori dettagli, quindi, la certezza sulla bontà dell’acquisto effettuato si potrà avere solamente aprendo la scatola e verificando di persona la presenza dei vari componenti originali.
[nggallery id=1957]