Nuovi guai legali in arrivo per Apple: questa volta a puntare il dito contro la Mela di Cupertino non è una società rivale pronta a rivendicare brevetti, bensì un gruppo di oltre 27 mila clienti sudcoreani che, forti del precedente delle ultime settimane relativo alla vittoria in tribunale di un proprio connazionale in seguito alle denunce per il tracciamento degli utenti tramite iPhone, intendono ottenere il medesimo risarcimento come danno per la violazione della propria privacy.
È una vera e propria class action nei confronti di Apple, dunque, quella che in questi giorni hanno organizzato numerosi utenti asiatici, i quali hanno richiesto ciascuno un risarcimento quantificabile in 1 milione di won, equivalenti all’incirca a 945 dollari: qualora il gruppo guidato da Steve Jobs dovesse uscirne sconfitto, quindi, la cifra totale da versare si orienterebbe sui 25 milioni di dollari. A ciò seguirebbe il chiaro danno d’immagine per il marchio Apple sul territorio sudcoreano, ove la Mela morsicata sarebbe vista sotto una diversa luce rispetto al passato.
L’intera vicenda affonda le proprie radici nella scoperta effettuata dai ricercatori Alasdair Allan e Pete Warden, i quali hanno individuato un file salvato da iOS su iPhone contenente informazioni sugli spostamenti del dispositivo: sebbene inizialmente siano state mosse nei confronti di Apple numerose accuse, il gruppo statunitense ha prontamente risposto sostenendo che il tutto non risulta esser altro che un bug presente in un sistema brevettato dalla società per velocizzare la localizzazione tramite GPS, corretto successivamente con iOS 4.3.3.
Nel corso delle prossime settimane Apple sarà dunque chiamata a difendere la propria posizione in un caso che potrebbe rivelarsi fondamentale per il prosieguo delle attività del gigante di Cupertino in Asia: se il risarcimento da versare ai clienti non rappresenta un ostacolo di particolare rilievo per il gruppo, le cui casse possono vantare oltre 76 miliardi di dollari di liquidità, un’eventuale sconfitta in tribunale potrebbe minare la fiducia riposta da milioni di utenti nei confronti della Mela, con inevitabili ripercussioni sulle vendite.