Coronavirus e 5G: le fake news che rischiano di sabotare la rete

La fake news sulla correlazione tra coronavirus e 5G stanno generando inutili psicosi e sabotaggi di una rete indispensabile durante l'emergenza
Coronavirus e 5G: le fake news che rischiano di sabotare la rete
La fake news sulla correlazione tra coronavirus e 5G stanno generando inutili psicosi e sabotaggi di una rete indispensabile durante l'emergenza

“C’è una correlazione tra 5G e la diffusione del Coronavirus: la fake news continua a ad essere virale soprattutto tramite i social network e soprattutto in alcune aree geografiche sta alimentando le teorie complottistiche contro la nuova rete. In Italia ha fatto molto discutere l’accusa su Twitter di Gunter Pauli, consigliere economico del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che un paio di settimane fa si era lasciato andare alla seguente esternazione: “La scienza deve dimostrare e spiegare la causa e l’effetto. Ma la scienza prima osserva le correlazioni: fenomeni che sono apparentemente associati. Applichiamo la logica della scienza. Qual è stata la prima città al mondo coperta dal 5G? Wuhan! E quale la prima regione 5G d’Europa? Il Nord Italia”.

Coronavirus e 5G: le fake news da Israele al Regno Unito

Anche in Israele si sta dibattendo molto sul 5G per via di un’altra bufala e relativa stavolta alla morte improvvisa di centinaia di pipistrelli che è stata attribuita da varie parti alle onde elettromagnetiche emanate dalla nuova tecnologia. La leggenda metropolitana secondo cui il 5G avrebbe una correlazione diretta con i contagi da COVID-19 ha attecchito molto anche in Gran Bretagna, dove tra giovedì e venerdì scorso, come riferito dalla BBC, sono state incendiate alcune torri della rete nella Merseyside, nei pressi di Birmingham. Un atto vandalico ma al contempo un attacco diretto all’economia di un Paese già provata dall’emergenza coronavirus. Nel Regno Unito, come dalle nostre parti, del resto, mai come in questo momento la rete mobile è importante per comunicare durante l’isolamento e per agevolare lo smart working di molte aziende, che altrimenti dovrebbero fermare completamente il proprio flusso produttivo.

In Inghilterra è intervenuto direttamente il governo britannico tramite il servizio sanitario nazionale. Il ministro Michael Gove ha bollato le notizie circolate in questi giorni sulla correlazione tra 5G e coronavirus, veicolate anche da video su YouTube realizzati da sedicenti esperti, come “sciocchezze”, mentre il direttore del National Health Service, Stephen Powis, ha ribadito che non esista alcuna “evidenza scientifica” sul legame tra COVID-19 e 5G, oltre che siano di strategica importanza per il Paese le reti di Tlc.

Burioni: “5G diffonde la voce non il contagio”

In Italia, ieri sera si è occupato della tematica anche il virologo Roberto Burioni, durante lo spazio concessogli da Fabio Fazio nella trasmissione “Che tempo che fa”. Rispondendo alle domande dei telespettatori, Burioni ha stroncato rapidamente la fake news che circola ormai da troppi giorni: “Il 5G non contribuisce al contagio, serve a diffondere la voce…”, ha sottolineato rispondendo così indirettamente al consigliere economico del governo Conte, Gunter Paoli.

Coronavirus e 5G: YouTube cancellerà i video dei complottisti

Sollecitato da diverse autorità nazionali, anche YouTube ha dichiarato guerra ai video realizzati dai cosiddetti “complottisti” che cavalcano la fake news secondo la quale ci sarebbe una correlazione tra 5G e diffusione del coronavirus. Il servizio targato Google ha già annunciato che rimuoverà tutti i filmati che non riguardano metodi comprovati per la lotta al COVID-19. Già cestinato, ad esempio, una clip realizzata da un sedicente ex dirigente di una compagnia telefonica del Regno Unito, secondo il quale la pandemia è stata creata per coprire le morti causate dalla nuova tecnologia mobile.

Insomma, in un momento in cui in ogni angolo del mondo c’è sostanzialmente bisogno di più “banda”, il 5G rischia il sabotaggio per via di teorie mai provate ed esternazioni fuori controllo di personaggi in prima linea contro l’emergenza coronavirus. Sarebbe un errore imperdonabile, che renderebbe ancora più in salita la strada verso il ritorno alla normalità.

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