Il corporate blogging è un tema a cui mi sto appassionando particolarmente. Lo ritengo uno strumento necessario per un’azienda che vuole intraprendere una comunicazione di alto livello con il proprio target nonché un’opportunità innovativa di fare branding online.
In Italia, non esistono esempi particolarmente originali di business blog. Fuori dallo stivale, invece, sembra che le aziende si stiano davvero impegnando su questo fronte.
E’ il caso citato dal Blog Herald in merito al corporate blog di RegTransfers.co.uk, un progetto editoriale nato per trattare di argomenti caldi legati al mondo degli automobilisti e ora luogo di satira aziendale.
C’è chi critica già la poca professionalità e chi apprezza invece la strategia: una varietà tra assensi e consensi che fa subito riflettere.
Il blog in questione (dove appaiono filmati di impiegati alle prese con strumenti musicali e post ironici sui colleghi) è stato concepito inizialmente come luogo di promozione di offerte speciali, promozioni e concorsi rivolti agli automobilisti. Col tempo poi, la strada intrapresa dai redattori si è dimostrata ben diversa, come accennato sopra, più spontanea.
Proprio su questo punto si è concentrata la mia riflessione: quanto deve essere controllata la spontaneità di un corporate blog (inteso come strategia editoriale) dai piani alti di un azienda?
Mi spiego meglio: quanto la dirigenza deve moderare il flusso di contenuti prodotti per il blog aziendale, dai propri dipendenti? E’ sufficiente controllare che le informazioni non siano in contrasto con le politiche aziendali oppure è necessario stabilire una linea editoriale rigida?
Un corporate blog è un buon canale di pubbliche relazioni online che deve rispecchiare la filosofia, lo stile e il potenziale dell’azienda. Questa definizione sommaria è per capire l’importanza di lasciare libertà editoriale ai redattori web affinché possano trasmettere l’aurea di positività che caratterizza ogni azienda seriamente produttiva e attenta ai bisogni del proprio target.
Far crescere un blog aziendale parallelamente all’organizzazione che gli sta dietro significa rendere partecipe il proprio mercato dei mutamenti positivi, ad alto valore referenziale, che investono le aziende attente: a tutti gli effetti un processo di costruzione del marchio.