Correva l’anno dei pedofili, e allora giunsero strali da ogni dove circa la pericolosità di quel covo che era il Web. Piovvero proposte di legge e di filtro, gli anatemi caddero sulla rete come nuovo crogiolo di pervertiti e il consiglio per i bambini era quello di evitare di parlare con gli sconosciuti.
Ma poi si notò che la pedofilia nasce soprattutto nelle case, che il Web aiutava anzi a far emergere alcune situazioni problematiche, e allora tutto sfumò… ma intanto l’anno era terminato, buon anno a tutti, ne riparliamo il prossimo anno.
Correva l’anno dei videogiochi violenti, e allora giunsero dita alzate al cielo da parte di coloro i quali videro il digitale come la nuova materia primordiale della violenza. Piovvero proposte di legge e di filtro, gli anatemi caddero sulla rete come nuovo hub di distribuzione di videogame pensati per solleticare i più biechi istinti trasformando i bambini in mafiosi, stupratori e vandali.
Ma poi fu chiaro come esistano già strumenti di controllo e monitoraggio, e che comunque è più importante il ruolo dei genitori che non quello di una console, e allora tutto sfumò… ma intanto l’anno era terminato, buon anno a tutti, ne riparliamo il prossimo anno.
Correva l’anno della pirateria, e allora giunsero gli “jaccuse” di tutto il mondo che l’Italia fece rapidamente propri. Ma tutto divenne pirateria, per cui piovvero proposte di legge e di filtro per fare in modo che il Web fosse etichettato come “il nuovo Far West” nel quale uno sceriffo sarebbe servito a rimettere ordine.
Ma poi fu chiaro come la battaglia alla pirateria poteva essere combattuta anche e soprattutto attraverso nuove formule di offerta e senza dover per forza di cose fermare l’intera Internet al primo MP3 fuori controllo. E allora tutto sfumò… ma intanto l’anno era terminato, buon anno a tutti, ne riparliamo il prossimo anno.
Correva l’anno del terrorismo, e allora giunsero le analisi dei migliori giornalisti del giornalismo da giornalai a sottolineare come il terrorismo nasce online, fiorisce online, divampa online, si organizza online e online trova mezzi di sostentamento. Piovvero disegni di legge per certificare il grande impegno delle istituzioni contro i video online e i social network, perché il problema sembrava chiaro a tutti: come se, senza la Rete, il terrorismo sia destinato a sfiorire, privo di riferimenti e di linfa.
Ma poi bastò citare le Brigate Rosse e altre situazioni del passato per notare come il Web sia solo uno degli strumenti, e soprattutto come gli strumenti non abbiano responsabilità per quel che fanatismo, lucro e tensioni sociali cercano di sfogare con qualunque mezzo raggiungibile. E allora tutto sfumò in pochi e futili provvedimenti… ma intanto l’anno era terminato, buon anno a tutti, ne riparliamo il prossimo anno.
Correva l’anno del cyberbullismo, e allora si moltiplicarono le iniziative nelle scuole per ricordare ai ragazzi quanto pericoloso fosse scrivere sui social network, quanto pericolosi fossero gli smartphone, quanto insidiosi fossero i messenger. Piovvero ovviamente proposte di legge, e molti fecero a gara a firmarne il pomposo testo di bozza.
Ma poi bastò aprire gli occhi per capire come i distinguo siano soltanto dannosi, per notare come certe battaglie si debbano combattere con l’educazione e non con la paura e le stigmatizzazioni. E allora tutto sfumò in piccole iniziative isolate, in qualche classe coinvolta e in grandi annunci su molteplici articoli pronti a ricordare alle famiglie quanto alta debba essere l’allerta nei confronti del Web.
Correva l’anno delle fake news, e allora si formò rapidamente la coda a farne analisi ed a sottolinearne la genesi strettamente correlata al Web ed ai social network. Ci si accusò reciprocamente di attingere alle fake news per questa o quella causa, per questo o quel partito, per questo o quel motivo. Nessuno sapeva cosa fossero, ma erano ovunque. Piovvero e grandinarono proposte di legge per fermare la deriva a cui avrebbe portato il Web ed i giornali furono concordi sul fatto che serviva agire presto, subito e con forza. Ad ogni costo.
Ma poi bastò notare come l’argomento non avrebbe più spostato voti, e che la questione della bontà dell’informazione era ben più vecchia del Web o dei social network, per portare rapidamente il tema ad esaurirsi e sfumare… ma intanto l’anno era terminato, buon anno a tutti, ne riparliamo il prossimo anno.
Correva l’anno 2018. Ancora doveva raccontarci qualcosa, ma già sapevamo che sarebbe partito con una campagna elettorale. Ancora non sappiamo quali colpe avrà il Web, ma siamo certi che qualcuno sarà pronto a trovarne. Pioveranno proposte di legge e chissà che anche la stessa campagna elettorale non ne rimanga intrisa in qualche modo.
Ma tranquilli, tutto sfumerà, l’anno finirà prima che si riescano a fare danni eccessivi: l’innovazione vincerà, perché l’innovazione non è causa, ma conseguenza. Buon anno a tutti, quindi: ne riparliamo il prossimo anno.