Nei giorni scorsi una forte provocazione del direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, aveva inviato chiari segnali alla redazione della testata, segnali che l’intero settore ha potuto accogliere come scintilla necessaria per un dibattito destinato ad esplodere. Nelle ore successive sono state varie le prese di posizione e De Bortoli sembra aver raccolto soprattutto voci di consenso. Al tempo stesso, però, le risposte che contano non sono ancora arrivate e l’urlo di De Bortoli è rimasto al momento un appello privo di feedback.
Il messaggio inviato dal Direttore del Corriere della Sera giunge in concomitanza con uno sciopero della redazione: in risposta alle recriminazioni del Comitato di Redazione, il Direttore ha risposto chiedendo l’annullamento di vecchi privilegi incarnati in contratti di vecchia concezione, ipotizzando una maturazione dei rapporti volta ad evolvere il modo di pensare una testata editoriale. I giovani, la rete, le nuove tecnologie, i contratti, i privilegi: tanta roba, troppa forse. Ed infatti dal CdR del Corriere giunge una risposta che spiega lo sciopero, ma che non entra nel merito delle accuse di De Bortoli.
Il passaggio più importante è nella parte conclusiva della risposta pubblicata dal CdR:
Penalizzata anche economicamente da una pesante ristrutturazione e senza avere a disposizione mezzi adeguati ai tempi, la redazione del Corriere ha comunque – e faticosamente – cercato di percorrere alcune strade innovative e sperimentali: dalle video chat, ai video reportage, ai video editoriali, ai contributi audio per le edizioni on line e da poco (perché da poco è disponibile in Italia) anche iPad. Con spirito di sacrificio, senza alcun riconoscimento, nell’interesse del giornale, dell’informazione e del lettore. Adesso, con questi scioperi, la Redazione chiede per l’ennesima volta all’Azienda e alla Direzione di aprire finalmente un tavolo sul quale poter lavorare seriamente, con responsabilità, senza pregiudiziali e senza altri fini che non siano quello di soddisfare l’interesse dei lettori salvaguardando l’indipendenza, la qualità, l’identità, la libertà del Corriere della Sera. E nel rispetto del lavoro dei suoi giornalisti.
La questione iPad è affrontata da un punto di vista opposto: mentre De Bortoli vede in questa nuova versione del giornale un’evoluzione obbligata e parallela, la redazione vede in questo progetto un lavoro ulteriore ed aggiuntivo che va riconosciuto. Secondo il CdR, insomma, scrivere per il Web merita un riconoscimento economico ad hoc. Secondo De Bortoli, invece, pretendere un trattamento a parte per prestare altrove i medesimi servizi significa forzare la mano in una situazione già claudicante di per sé.
Entrambe le parti concordano però su di un punto: è necessario sedersi e trattare. Una via comune intermedia dovrà essere trovata per forza di cose.