«Tavolo rovesciato. Verticalità bidirezionale. Ecosistema d’informazione livellato. Spreaded storytelling. Buzz plurality. Confine mobile. Sono solo alcune delle definizioni coniate nel corso degli ultimi due anni per provare a inquadrare quella che secondo molti addetti ai lavori è la next big thing del mondo dei media, carica di rischi ma anche di opportunità: la contaminazione fra comunicazione aziendale e informazione». Inizia così “Cortocircuito: Comunicatori e giornalisti nell’era dell’informazione digitale“, ossia quello che attualmente è tra i più diffusi degli ebook gratuiti disponibili su Amazon Kindle Store.
Il libro è una produzione congiunta di Eniday e IFTStudio, frutto di quanto discusso e condiviso durante il Festival del Giornalismo di Perugia. Un modo per mettere nero su bianco, insomma, quanto scaturito dagli incontri avvenuti durante il festival, donando a questi ultimi una seconda vita che fuoriesce dalle sale della discussione per arrivare sugli e-reader di quanti siano interessati al tema. Un ebook che intende coltivare la coda lunga del dibattito, insomma, così da darne seguito anche al di fuori dei soli addetti ai lavori. Un lavoro immediatamente apprezzato se è vero che a poche ore dalla distribuzione il volume è diventato il più scaricato in assoluto tra quelli gratuiti dello store Amazon.
Comunicatori e giornalisti nell’era dell’informazione digitale
Cosa c’è da dire sul tema? Tutto e nulla. Il momento è infatti quello di una grande transizione che tanto le aziende quanto il mondo del giornalismo debbono metabolizzare e far propria, cercando di intuire quanto prima quale sarà il punto di equilibrio che emergerà al termine di questa grande rivoluzione. Oggigiorno questo punto è stato identificato in un baricentro denominato “brand journalism“, ambito dai confini ancora troppo sfumati e frastagliati per poter essere interpretato da una definizione univoca. Ma si tratta comunque di un passo avanti, una base su cui costruire interrogativi di un nuovo livello:
La disintermediazione tra testate giornalistiche e grandi compagnie costituisce un rischio o garantisce maggiore trasparenza? E come lavora il comunicatore dell’era digitale? Se è vero che le aziende non possono fare giornalismo, ma sono diventate una fonte primaria e producono ormai informazione c’è bisogno di ridefinire professionalità e competenze, business plan delle testate tradizionali e forse l’idea stessa di giornalismo come la conoscevamo.
All’interno del volume sono disponibili gli interventi di Giovanni Boccia Artieri, Mafe De Baggis, Anna Masera e altri ancora; è affrontato il caso Eni vs Report partendo dalla case history Moncler per finire sul caso Coop; è ripreso il dialogo con Simona Panseri di cui si è trattato già nei giorni del festival. L’ebook è disponibile sulle seguenti piattaforme:
Il cortocircuito non è positivo o negativo di per sé; è un processo storico, e tutto dipende da come saremo capaci di gestirlo: il futuro orwelliano in cui un giornalismo completamente prono alle aziende diventate media companies si occupa di indirizzare e occultare la realtà è uno scenario altrettanto irrealistico, e non tanto perché non piacerebbe a certe aziende, a certi comunicatori (o a certi giornalisti), quanto perché diventa impraticabile per fini prettamente utilitaristici: abbiamo già visto che mentire, occultare, ignorare i cittadini o provare a blandirli si risolve quasi sempre in un pesantissimo boomerang.
Il cambiamento in atto emerge da una mutazione culturale che porta tanto chi produce contenuti, quanto chi ne fruisce, ad interpretare il proprio ruolo in maniera differente. Le aziende si sono inserite in questo territorio cercando spazio e scoprendo che possono avere non solo spazio, ma anche un ruolo. Il futuro si giocherà sulla trasparenza di questi passaggi, sull’equilibrio che si determinerà tra le varie posizioni e sulle dinamiche da cui emergeranno brand, verità e narrazione.
Il cortocircuito sta generando enormi opportunità. Sta a noi riuscire a coglierle.