Amazon ha spiegato cosa è strutturalmente Kindle Fire, ma occorre capire ora a cosa serve, quale posizione assumerà sul mercato e quali conseguenze apporterà. Perché una cosa è certa: Kindle Fire è qui per rimanere, è destinato a raccogliere un certo successo (commisurato ad un mercato ancora del tutto incerto) e soprattutto è destinato ad avviare un filone colmo di significati.
Non basta sapere che è un dual-core per capire il Fire. Non basta sapere che pesa 413 grammi e che ha schermo da 7 pollici. Dietro ognuna di queste caratteristiche, infatti, c’è una scelta precisa. Ed ogni dietro scelta precisa c’è una strategia.
Anzitutto occorre sgombrare il campo da ogni dubbio: Kindle Fire non è un iPad e non lo può funzionalmente sostituire per molti motivi. La mancanza della fotocamera, la mancanza del 3G e lo schermo più piccolo sono tutti fattori importanti in tal senso, ma al tempo stesso non fondamentali: sia la fotocamera che il modulo 3G, infatti, sono del tutto inutili per molti utilizzatori di tablet ed è su questa scelta che Amazon ha voluto costruire il proprio compromesso: un tablet capace, ma commisurato a funzioni specifiche. Un tablet che sappia raggiungere le masse, ma che non ha bisogno di posizionarsi come scelta “top”. Un tablet che abbia tutto quel che serve per le finalità che si prefigge.
Qui sta la tutta differenza con l’iPad: nel modello di business. Se Apple vende gli iPad per trarre lucro tanto dall’hardware quanto dall’App Store, Amazon vende i Kindle Fire (addirittura in perdita) per raccogliere quanto prima una massa critica importante a cui proporre in seguito contenuti e servizi a vasto raggio.
I giornali, le riviste, i film, i giochi e molto altro: la multimedialità è l’anima del tablet, il quale si configura come un hub tramite cui accedere ai propri contenuti preferiti senza rinunciare alle utility offerte dal marketplace per applicazioni. Amazon Fire è un tablet con cui scaricare la propria rivista e leggerla in mobilità, è uno strumento per la facile consultazione delle email, è un veicolo d’accesso a show televisivi e film. Basso costo, comoda portabilità ed un chiaro compromesso in termini di rapporto qualità/prezzo: il valore del Fire si esprime una volta utilizzato, mentre il valore dell’iPad è a priori nella dotazione hardware, nel design e nel brand.
Ecco cosa è Kindle Fire, quindi: un tablet destinato a far parlare di sé, destinato a cercare ulteriori release di accomodamento (una versione da 10 pollici potrebbe già essere in lavorazione) e destinato soprattutto a regalare ad Amazon una platea nuova ed una funzione aggiuntiva alla propria mission aziendale. Non ambisce ad essere un iPad, ma strizza l’occhio all’utenza proponendo un concept che non può non suscitare interesse.
Quando nacque il primo Kindle, Jeff Bezos lo descrisse accostandolo all’iPod della Apple. Oggi la similitudine di allora appare più chiara perché più delineata è la strategia di lungo periodo: un e-reader per entrare nel mercato, una serie di servizi per dar valore al proprio hardware, infine l’estensione del progetto ad altri dispositivi per mettere a frutto quel che si è creato nel frattempo (si pensi a come Apple è passata dal vecchio iPod agli attuali iPad passando per l’iPhone). Su Kindle Fire tutto va a convergere: dal cloud del browser Silk all’offerta video, dal digital locker al marketplace Kindle. Su Kindle Fire prende forma la nuova dimensione Amazon, quella che raddoppierà l’esposizione del gruppo alleggerendo le responsabilità del marketplace tradizionale.
Ecco cosa è Kindle Fire: è la nuova Amazon. È un nuovo inizio.
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