Una nuova statistica pro-Linux va a rinforzare la muraglia di cifre che la comunità open-source può vantare contro le offensive “Get the facts” avanzate da Microsoft. Negli ultimi giorni è stato un calcolo del TCO (Total Cost of Ownership) fornito da Cybersecure a sancire per Linux un costo complessivo di piattaforma minore di circa un terzo rispetto al corrispettivo Microsoft; oggi la battaglia di cifre è vinta invece sul fattore qualitativo: il codice Linux conterrebbe infatti pochi bug rispetto alla media generale, evidenziando così grande sicurezza e alta qualità di programmazione.
Tale conclusione è il risultato di una ricerca Coverity con la quale si sono analizzati 5.7 milioni di righe di codice appartenente al kernel Linux. Ne è conseguita la rilevazione di 985 bug il che, se confrontato agli oltre 5000 bug mediamente rilevati in un paragonabile software commerciale, apre la strada ai buoni giudizi espressi dal report.
I dati emersi sono stati rilevati grazie ad un tool automatico di analisi del codice denominato SWAT (Software Analysis Toolset). Un tool simile (PREfast) è stato introdotto in Microsoft fin dal 1990 ed in seguito l’acquisizione datata 1999 della software house Intrinsa, Redmond ha fatto proprio lo strumento.
Purtroppo ancora una volta non è possibile confrontare direttamente Linux con Windows: non essendo il codice Windows aperto, l’analisi Coverty risulta impossibile ed il giudizio sulla sicurezza deve rimanere in bilico su dati poco affidabili risultanti da indagini sponsorizzate. Seth Hallem, CEO Coverty, abbozza comunque un raffronto approssimativo tra le due piattaforme: «ci sono altri report che descrivono la densità di bug del codice Windows» suggerisce Hallem, il quale trae di conseguenza la propria conclusione: «Linux è comparabile se non migliore di Windows».