Dopo il lockdown gli smartphone hanno assunto un’importanza elevata nel contenimento della pandemia, tramite le varie app (in Italia Immuni) sviluppate per tenere traccia di contagi ed eventuali contatti con positivi al Covid-19. Ora dovrebbe toccare anche ai dispositivi indossabili, in primis le cosiddette smartband che vanno tanto di moda tra gli sportivi. In prima linea per questo nuovo passo c’è il consorzio Bluetooth SIG, che sviluppa il protocollo ed assegna le certificazioni per i dispositivi su cui è presente. Bluetooth SIG ha iniziato in sostanza a sviluppare le specifiche affinché gli indossabili si affianchino agli smartphone nel contenimento della diffusione del coronavirus, perché l’approccio solo con i cellulari non è stato fin qui ideale per tutti i tipi di utenza.
Non tutti, infatti, dispongono sempre di uno smartphone nella propria tasca. Basti pensare ai bambini che stanno per tornare a scuola, agli anziani, ma anche a chi fa sport per diverse ore nell’arco di una giornata. Andare a correre nei parchi o in spiaggia può comportare contatti a rischio e senza poter disporre delle app di contenimento, poiché lo smartphone è rimasto a casa. È a questo punto che vengono in soccorso i dispositivi indossabili come smartwatch e smartband. L’approccio è sostanzialmente lo stesso di Apple e Google per gli smartphone, che sfruttano il bluetooth per tenera traccia in maniera anonima dei dispositivi rimasti nelle vicinanze per più di qualche minuto. Se un dispositivo con cui si è stati in contatto risultasse di un positivo al coronavirus SARS-CoV-2, si riceverebbe una notifica che consentirebbe di avviare le procedure previste dai rispettivi servizi sanitari.
In arrivo indossabile apposito contro il coronavirus?
L’idea potrebbe portare alla nascita di indossabili appositamente pensati e molto economici (del resto sul mercato se ne trovano già anche a soli 20 euro), ma si tratta di un processo che potrebbe richiedere mesi per la sua realizzazione e commercializzazione. La pandemia non aspetta e l’aumento dei contagi in Italia in questi giorni lo conferma. Insomma, le 130 aziende che fanno parte del consorzio e si stanno già muovendo in questo senso, dovranno fare presto.