Una giornata di scambio di esperienze e di idee. Da tre anni il CowoCamp ideato da Massimo Carraro, fondatore di questa rete dei coworkers, si ritrova per ragionare su un modello che si sta imponendo sempre più nell’ecosistema delle startup e non solo: il coworking è nuova economia, il coworking stabilisce se una città è smart oppure no.
Al CamPlus di via Rubattino a Milano si sono ritrovati in tanti, sabato scorso. Un’agenda piena di interventi (ben 22), a partire da quello istituzionale di Giuseppina Corvino, assessore del Comune di Milano, che ha aggiornato i presenti sull’elenco degli spazi ufficiali di coworking in città che hanno fatto domanda per il riconoscimento e un aiuto economico. Un progetto di sostegno pubblico all’imprenditorialità che riconosce nei coworking delle startup per le startup. Ad oggi sono arrivate 69 domande. Il bando è sempre aperto fino a esaurimento fondi.
Sul filo rosso della domanda “Il coworking crea valore?”, Carraro ha introdotto la giornata parlando dei numeri della rete di coworkers: 1000 ore di lavoro/anno e mezzo milione di euro di denaro mosso da questa piattaforma che consente di acquistare pacchetti in coworking in tutta Italia e di affiliarsi in caso si voglia aprirne uno. Con 45 città e 77 spazi affiliati, l’osservatorio del cowrkingproject è certamente importante per capire la direzione che si vuole prendere.
RT @svaroschi: Da Pordenone a Sovico, le esperienze di #coworking raccontate sono di quelle che danno entusiasmo. E speranza. #cowocamp13
— maxthemonkey | maxthemonkey@mastodon.uno (@maxthemonkey) June 29, 2013
Durante la giornata si sono susseguiti diversi interventi di diverso tenore. L’esperienza della provincia di Lucca, che declina il coworking come strumento di politica di genere per la conciliazione famiglia/lavoro, oppure l’esperienza unica di Veglio, il piccolo comune biellese dove è nato il premiatissimo VeglioCoworking, fortemente voluto dal sindaco Marco Pichetto, primo sindaco in Italia a inventarsi uno spazio di coworking gratuito e pubblico, superando immani scogli burocratici e ideando un regolamento che ora sarà copiato da tanti altri municipi.
Vianello: il coworking cambia il lavoro
L’intervento di Michele Vianello è stato molto apprezzato, e non c’erano dubbi: il direttore di VEGA, autore del libro Smart Cities, è uno dei più forti e preparati sostenitori di questi spazi. La sua è una visione che trascende l’utilità pragmatica per le startup: secondo Vianello il coworking è la soluzione di una divisione sociale del lavoro che ormai è completamente cambiata:
Il coworking è un nuovo modo di lavorare. Dobbiamo metterci in testa, tutti, e per prime le amministrazioni, la politica, che ormai timbrare il cartellino alle otto è un’azione archeologica, finita. Moltissimi lavorano in mobilità, e allora penso a una stazione ferroviaria, dove le persone hanno diritto di poter scaricare la posta, ma anche se vogliono lavorare per tre ore in pace. Io penso che nei comuni i dipendenti devono lavorare in coworking con gli altri, tra di loro e con altri lavoratori. Mettere i luoghi in rete, non solo la rete nei luoghi.