Intervento chiarificatore, di posizionamento politico, in senso lato, di Creative Commons, coloro che hanno sviluppato una licenza adatta ai tempi della Rete. Nel documento, CC dice una cosa semplice, ma che rischiava di essere equivocata: il fatto che le licenze di questo tipo abbiano avuto successo non significa che allora le disposizioni sul diritto d’autore vadano bene così.
Non siamo un alibi per nessuno, sembra voler dire Timothy Vollmer nel suo post, che ha il merito di illustrare la posizione ufficiale di Creative Commons rispetto al problema della pirateria digitale. In tutti questi ultimi anni, nelle infinite polemiche sui disegni di legge americani (e non soltanto) dalle sigle inquietanti, CC è spesso rimasto fuori, mai iscritto a un versante o l’altro della battaglia. Per quale ragione?
I fondatori di Creative Commons credevano che il diritto d’autore fosse fuori sincrono con le modalità con le quali le persone condividono contenuti su Internet, e hanno sviluppato le licenze CC come un modo per affrontare questo problema. Ma ci piacerebbe vedere leggi sul copyright meglio allineate appositamente per abilitare e premiare la partecipazione creativa nella cultura e nella società. (…) In tutto il mondo numerosi governi nazionali stanno rivedendo il loro copyright. Alcune proposte di revisione vorrebbero ampliare il campo di utilizzo di opere protette da copyright senza autorizzazione del titolare. In risposta, è stato suggerito che il successo stesso delle licenze CC significa che la riforma del copyright non è necessaria. Questo non è affatto vero. Le licenze CC sono un cerotto, non la medicina, per i problemi della protezione del copyright. Esse valgono solo per le opere il cui creatore prende una decisione consapevole di concedere in licenza il diritto pubblico di esercitare quei diritti esclusivi che la legge gli concede.
Qualche punto fermo
Per portare al massimo grado – e comunque superiore all’attuale – il livello di beneficio della diffusione e compartecipazione pubblica dei contenuti, per la cultura e l’economia, è necessario anche secondo CC rivedere le norme sul diritto d’autore. Se la licenza pubblica ha certamente fatto il suo dovere, nulla sarebbe in confronto a cambiamenti nazionali e continentali di una riforma del diritto. Ci sono dei punti fermi per l’associazione, che così possono essere riassunti:
- Niente SOPA / PIPA / ACTA. Creative Commons ritiene gravemente dannose queste ipotesi.
- Il sistema copyright è danneggiato. L’uso massiccio di licenze tipo CC non è per forza una buona notizia: significa che di fronte a una massiccia crescita di beni immateriali comuni di contenuti legalmente riutilizzabile c’è anche una decrescita economica di chi non trova un modo legale di connettere proprietà, guadagni, legalità, accesso.
- Le licenze gratuite pubbliche non vanno su tutto. Ci sono aree che non sono coperte dal Creative Commons.
- Separazione tra impegno politico e lavoro al CC. Molti affiliati partecipano a lavori a sostegno del diritto d’autore oppure ai diritti dei cittadini. Ma l’organizzazione di Creative Commons preferisce procedere con cautela, concentrandosi sullo sviluppo e la gestione delle licenze e degli strumenti di pubblico dominio e mantenendo una neutralità e di no-profit, che esclude attività di lobbying.