Nonostante il difficile periodo per buona parte delle economie occidentali e i timori di una nuova bolla speculativa "stile New Economy", sembra non conoscere crisi il mercato delle pubblicità online. L’aumento progressivo del tempo trascorso in Rete da parte degli utenti continua a favorire l’advertising online. Numerose società continuano a dirottare buona parte dei loro investimenti pubblicitari dagli old media, come televisione, radio e giornali, al Web per intercettare con maggiore efficacia e precisione potenziali nuovi consumatori.
Il rapporto redatto dalla società di consulenza e analisi IDC conferma il trend positivo dell’advertising sui new media. Nei soli Stati Uniti, mercato ideale per tastare il polso dello sviluppo online, gli investimenti pubblicitari sul Web sono aumentati di circa il 28% nell’ultimo trimestre del 2007 rispetto all’analogo periodo del 2006. Le società hanno dunque investito più di sette miliardi di dollari per promuovere i loro prodotti e servizi sulla Rete. Complessivamente, nel 2007 l’aumento di investimenti è stato pari al 27% con una cifra complessiva che supera i 25 miliardi di dollari.
IDC rileva, inoltre, come la quota di mercato statunitense posseduta da Google, leader nel settore dell’advertising online, sia diminuita per la prima volta dopo due anni consecutivi di costante crescita. Nell’ultimo trimestre del 2007, la quota di mercato posseduta da Google è cresciuta con uno 0,5% in meno rispetto al dato trimestrale precedente. Secondo gli analisti di IDC, la possibile (ma per ora negata) acquisizione di Yahoo da parte di Microsoft potrebbe modificare ulteriormente gli assetti del mercato dell’advertising online: «Se la fusione tra Microsoft e Yahoo dovesse avvenire, il nuovo soggetto potrebbe contare su un market share per gli Stati Uniti pari al 17%, stando ai dati del quarto trimestre del 2007. Non porterebbe certo Microsoft-Yahoo ai livelli in cui si trova al momento Google negli USA, ma offrirebbe loro qualche opportunità in più nella sfida rispetto a quanto potrebbero fare se si muovessero in maniera distinta». I limiti posti dall’antitrust statunitense, molto critica nei confronti di Microsoft, potrebbero rendere meno immediata la proiezione ipotizzata da IDC.