L’idea per cui gli attacchi informatici siano qualcosa in più di un semplice divertimento è ipotizzata ormai da tempo. Sta emergendo però ora una realtà che, a livello transnazionale, sembra formalizzarsi in una sorta di crimine organizzato che fa dei DDoS la propria arma di minaccia. I casi sono vari e le modalità differenziate, ma la moneta di scambio è la costante che lega tutta la casistica: attacchi informatici in cambio di danaro.
I mercenari del web sembrano avere messo radici in Russia: da un dispaccio della Crime Research emerge un vero e proprio prezzario al quale far riferimento per ordinare l’affossamento di un preciso sito. Il costo è riferito alla durata dell’attacco: 60 dollari per 6 ore di attacco, 2000 dollari per un intero weekend (il killer virtuale, insomma, fa anche lauti sconti).
Nel Regno Unito, invece, è venuta a galla una organizzazione che opera nel senso di un “racket” del web: chi non paga la tangente subisce l’attacco, con tutte le conseguenze del caso (sui sistemi, sulla clientela, sull’immagine). Tale tipo di minaccia ha messo radici soprattutto nel settore dei bookmakers, ambito in cui già mesi or sono in occasione del Super Bowl erano emersi i primi casi.
Una delle vittime ha confessato i dettagli della sua disavventura alla testata Silicon: 50.000 dollari la richiesta del racket, poi l’immediato attacco e, in caso di mancato pagamento, la tortura continua. Blue Square (30.000 dollari la richiesta avanzata) e Capital Sports sono i primi nomi colpiti, e secondo gli inquirenti della National Hi-Tech Crime Unit la minaccia perdurerà per tutto lo svolgimento degli europei di calcio del Portogallo.