Le criptovalute non se la passano tanto bene: Bitcoin ed Ethereum hanno registrato il peggior trimestre di sempre e Ripple (XRP) è stata la criptomoneta meno performante tra tutte, con un calo del 77%. Miliardi di dollari sono stati spazzati via in poche settimane, crollo dovuto anche al crescente controllo regolamentare e dalle iniziative prese dai giganti di Internet come Google, Facebook e Twitter, che non consentono più agli inserzionisti di creare pubblicità sulle criptovalute.
Secondo i dati forniti dal sito CoinDesk e riportati dalla CNBC, il prezzo del Bitcoin è sceso dai 13.412,44 dollari ai 6.928,85 dollari nei tre mesi terminati il 31 marzo, segnando un calo di oltre il 48% sul suo valore. Il precedente maggiore calo della criptovaluta era avvenuto nel primo trimestre del 2013, quando era calato del 37,9%, ma con il nuovo trend negativo sono stati spazzati via oltre 119,9 miliardi dalla capitalizzazione di mercato o dal valore del Bitcoin in tale periodo di tempo.
Anche il valore di Ethereum ha subito un calo considerevole durante il primo trimestre dell’anno in corso, passando dai 755,76 dollari ai soli 394,65 dollari, registrando dunque una flessione negativa del 47,7%. Ma le performance peggiori tra le prime tre principali criptovalute sono state registrate da Ripple (XRP), il cui prezzo è sceso dai 2,30 dollari per unità agli 0,509565 dollari. Solo nel 2014 aveva fatto peggio, quando aveva perso il 96% del suo valore.
Ma perché le criptovalute maggiori hanno perso così tanto del loro valore in così poco tempo? Due le cause principali: l’aumento del controllo regolamentare da parte di alcuni Stati e le azioni effettuate dalle principali piattaforme di Internet per bloccarne le pubblicità.
Ad esempio, la Cina e la Corea del Sud hanno criticato duramente le criptovalute; negli Stati Uniti, la Securities and Exchange Commission (SEC) ha cercato di regolarmentarle e i più grossi banchieri del globo, tra cui Mark Carney della Bank of England, hanno chiesto una maggiore regolamentazione. Nel frattempo, Facebook, Google e Twitter si sono mossi per vietare le pubblicità dedicate alle criptovalute, con l’obiettivo di tutelare meglio i loro utenti da possibili, ingenti, perdite di denaro. Le criptomonete hanno infatti un andamento particolarmente instabile e per questo investirci non è considerato sicuro.