Malta vuole essere un pioniere nella promozione delle criptovalute e della blockchain. Il supervisore del mercato dell’isola ha dato il via libera alla creazione del primo esempio di fondo di investimento in valuta virtuale regolamentato al mondo, un’autorizzazione che arriva subito dopo le parole del primo ministro maltese, Joseph Muscat, all’Assemblea delle Nazioni Unite, dove aveva parlato delle criptovalute come “il futuro del denaro”.
Il ConsulCoin Cryptocurrency Fund si pone l’obiettivo di superare il vecchio sistema degli exchange, che ha mostrato notevoli criticità soprattutto nell’ambito della sicurezza. I fondi, chiamati ConsulCoin, saranno dedicati a società quotate e a prodotti finanziari basati sulle catene di blocco della famosa tecnologia, che già sostiene progetti interessanti, non solo Bitcoin ma anche su piattaforma Ethereum.
Dietro il fondo c’è l’azienda di tecnologia Consulcesi Tech, con a capo Massimo Tortorella, che ha sottolineato:
Il momento è particolarmente favorevole per investire nel settore delle criptovalute. L’entry point è estremamente favorevole perché le quotazioni hanno ormai superato la volatilità degli ultimi mesi, garantendo agli investitori un sostanziale equilibrio: quest’anno la soglia non è mai scesa sotto i 5 mila dollari andando quasi a doppiare quella di 3,5 mila dollari del 2017.
Secondo i fautori, il ConsulCoin Cryptocurrency Fund mira a promuovere la trasparenza degli investimenti e a ridurre i costi operativi. Si tratta di un altro passo in avanti per l’ammissione delle monete digitali nei mercati regolamentati, un contesto che prima o poi diverrà realtà, soprattutto a seguito alle ultime battute d’arresto della SEC, il regolatore dei mercati statunitensi, che ha negato l’autorizzazione a diversi fondi basati su bitcoin.
Non sorprende che Malta abbia accolto di buon grado il cambiamento, dopo il discorso di Muscat all’ONU, in cui ha affermato che il suo paese è “pienamente impegnato nello sviluppo” di queste tecnologie. Ha confermato inoltre che le risorse crittografiche non sono un supporto ma un deterrente per i traffici economici illeciti, se inserite in un panorama legislativo con una parvenza di ufficialità, seppur proseguendo in un’ottica di decentralizzazione delle risorse.