Le borse mondiali, in questi giorni, stanno attraversando una situazione che, come hanno fatto notare in molti, non si vedeva dai tempi degli attentati alle torri gemelle.
Nella mattinata di Lunedì gli operatori, giunti davanti al desk operativo, si sono trovati di fronte a chiusure sui mercati asiatici da capogiro. Il giapponese Nikkei aveva perso oltre il 4%, la borsa indiana aveva lasciato sul terreno un 9% e in Cina le cose non erano andate meglio, con un calo del 5%.
Stanti queste premesse, durante la giornata di Lunedì le borse europee non sono state da meno: la borsa di Milano ha perso circa il 5%, Francoforte il 7%, Parigi 6% e Londra il 4%.
Un copione analogo si è poi ripetuto sui mercati asiatici durante la notte tra Lunedì e Martedì con perdite diffuse su tutte le piazze al di sopra del 5%. Le contrattazioni della borsa di Bombay sono state addirittura sospese per eccesso di ribasso.
Al momento in cui scrivo gli indici, dopo un’apertura molto preoccupante (sotto il 3%), rimangono ancora in territorio negativo ma con perdite più contenute. Bisognerà vedere come apre Wall Street nel primo pomeriggio.
Quali sono le cause? Ormai da più parti, analisti, trader e osservatori economici in generale, temono che la crisi innescata dai mutui subprime possa, partendo dalle società di credito specializzate, estendersi al sistema bancario nel suo complesso e quindi, attraverso dinamiche che non approfondisco in questa sede, all’intero sistema economico, generando infine una recessione sul mercato Americano.
Le misure disposte dall’amministrazione Bush per tamponare questa crisi vengono giudicate insufficienti così come appare tardivo un intervento della Fed (l’organismo preposto alla vigilanza e al controllo del sistema monetario) volto a tagliare i tassi di interesse.
In un mondo globalizzato, le conseguenze di una potenziale recessione dell’economia americana andrebbero a coinvolgere ovviamente tutti i paesi indistintamente. Dalle economie asiatiche in cui l’export verso gli USA costituisce una larga fetta del PIL, fino a giungere all’Europa in cui, al di là di temi importanti come le esportazioni e l’Euro forte, sarebbero stati rilevati da alcuni analisti leggeri segnali di recessione.
Se queste prospettive sono corrette, quali sono le conseguenze sui titoli appartenenti al comparto tecnologico…?
Dipende come sempre da caso a caso. Sicuramente si può dire che un rallentamento generale dell’economia americana è facile che abbia effetti sulla totalità degli attori del sistema economico. Ivi comprese le aziende che si occupano di tecnologia e web.
Dopo tutto recessione significa, in senso molto lato, che i clienti hanno meno soldi da spendere. E questo vale per tutti indistintamente.
D’altra parte è però anche vero che le dinamiche del comparto tecnologico seguono in alcuni casi logiche anomale talvolta addirittura in controtendenza rispetto all’andamento generale del mercato.
Credo si possa concludere facendo presente che comunque una prima verifica sulla situazione potrà essere fatta già questa settimana. Usciranno infatti i report finanziari di alcuni dei giganti del settore tra cui: Apple, eBay, Motorola e AT&T.
Queste prime indicazioni ci daranno un’idea di quanto i crolli di questi giorni siano stati amplificati dalla speculazione o viceversa, risultino del tutto in linea con le mutate prospettive economiche delle imprese.