Il cross border trade (commercio online transfrontaliero) offre ai venditori online l’opportunità di aumentare le loro entrate attraverso l’internazionalizzazione ma pone anche delle sfide: mercati, processi e acquirenti online non sono uniformi in tutto il mondo e l’Italia può fare nettamente meglio, anche considerando che:
- Al momento in Italia solo il 22% degli e-shop vende anche al di fuori del proprio Paese
- Solo l’8% dei negozi digitali in Italia presenta il proprio e-shop in una seconda lingua differente dall’italiano
- Solo il 4% degli e-shop italiani danno la possibilità di pagare in una valuta differente dall’euro.
A tal proposito abbiamo intervistato Fabio Plebani, Country Manager per l’Italia di Idealo, per capire quali sono le potenzialità del cross border trade e come ottimizzarle, e per fare un punto sullo stato dell’e-commerce italiano.
Intervista a Fabio Plebani di Idealo
I dati per l’Italia legati al cross border trade non sono così rassicuranti. Ci sono paesi più aperti al cross border trade? Se sì, quali?
«L’Italia ha un grandissimo potenziale e coglierà di sicuro questa opportunità nel corso dei prossimi anni, dato che il mercato dell’e-commerce è uno dei pochi che fortunatamente non è stato colpito dalla crisi. Certo è che ci sono una serie di paesi che magari ci sono arrivati prima, tra tutti la Germania. Abbiamo appena rilasciato un white paper che dimostra come il 40% dei consumatori digitali tedeschi abbia già fatto acquisti su e-shop stranieri. E le loro ragioni sono chiare: Il 65% di questi ha dichiarato che il prodotto da loro ricercato non era disponibile in Germania come principale motivazione, mentre il 49% ha riscontrato che lo stesso oggetto era disponibile ad un prezzo inferiore all’estero. Una scelta più elevata di prodotti e le possibilità superiori di risparmio sono quindi alla base nelle scelte dei consumatori. D’altro canto, lo stesso discorso vale per gli e-shop che possono mettersi in contatto con un bacino d’utenza molto più elevato e proporre i loro prodotti ad una platea estremamente più numerosa e ben disposta a comprare anche su e-shop stranieri».
È chiara l’importanza di aprirsi ad altri paesi. Ma pensate sia importante adeguare le pratiche di cross border trade al paese (e alla cultura di quel paese) che si va a raggiungere?
«Quando ci si apre ad altri paesi bisogna sempre porre attenzione alla cultura di riferimento, quindi anche quando si parla di e-commerce ovviamente. Per ottimizzare le potenzialità del proprio e-shop ad esempio è essenziale che il proprio portale sia disponibile nella lingua del paese in cui si vuole vendere, dato che al momento è tendenzialmente basso in tutta Europa, basti pensare che in Italia solo l’8% degli e-shop si presenta in una seconda lingua. Un’altra cosa essenziale quando si inizia a vendere all’estero è osservare ed analizzare i metodi di pagamento più utilizzati nei diversi paesi ed adeguarsi a quelli. Per il resto, ovviamente, bisogna fare una selezione all’interno del proprio catalogo e scegliere opportunamente la tipologia di prodotto da vendere in un determinato Paese, ma si tratta di buon senso!».
Facciamo un punto sull’e-commerce italiano nel 2018. È un quadro rassicurante quello che ne esce fuori?
«Decisamente, possiamo parlare di un quadro molto positivo. Se da una parte il ritmo delle vendite al dettaglio è complessivamente in calo, la quota digitale continua ad espandersi rapidamente, con un tasso di crescita superiore al 20%. Anche in Italia i confini tra online e offline stanno diventando sempre più labili e la tendenza ad acquistare sul web sta crescendo esponenzialmente di anno in anno.
Il nostro recente studio legato al profilo del consumatore digitale ha evidenziato come il 78% degli acquirenti digitali italiani effettui in media almeno un acquisto al mese online, dimostrando come il mercato digitale italiano sia dominato da acquirenti abituali. Accanto a categorie ormai rodate, come l’elettronica e il settore abbigliamento, gli italiani hanno iniziato a mostrare un forte interesse per altri settori che prima riguardavano l’e-commerce solo marginalmente, ad esempio il mondo sportivo, dell’arredamento e quello legato alla pet economy.
Anche se in Italia la maggior leva per l’acquisto online rimane il prezzo, gli italiani mostrano di prestare più attenzione di prima alla trasparenza delle offerte e alla neutralità delle fonti. Questo spiega anche l’uso crescente da parte degli italiani di portali per la comparazione dei prezzi.»
Idealo, il portale internazionale di comparazione prezzi, sarà presente al Netcomm Forum 2018 a Milano (30-31 maggio) proprio per approfondire tale tematica.