Le cose a Cuba stanno per cambiare. Anzi, stanno già cambiando. Un processo innescato ormai da qualche anno, che porterà inevitabilmente il paese ad affrontare un percorso di sviluppo e crescita, dal punto di vista economico e non solo, forse accelerato anche dalla recente scomparsa del leader storico Fidel Castro. Nei giorni scorsi l’inaugurazione di quella che, di fatto, è la prima fabbrica hi-tech cubana.
La proprietà è della Informatics, Communications and Electronics Entity, ente di stato. Vi lavoreranno esperti della University of Computer Science e sarà il produttore cinese Haier a fornire la tecnologia, i macchinari e le competenze necessarie per produrre un massimo di 120.000 dispositivi all’anno, almeno in un primo momento. Si tratterà di laptop equipaggiati con processori Intel Core i3, Core i5 e Celeron di sesta generazione, oltre che di tablet con display da 8 e 10 pollici. Una delle intenzioni, nelle dichiarazioni ufficiali, è quello di promuovere l’alfabetizzazione digitale nell’isola.
Di recente Google ed ETECSA (Empresa de Telecomunicaciones de Cuba S.A.) hanno siglato una partnership che permetterà alla popolazione cubana di accedere ai contenuti online dei servizi e delle piattaforme di bigG in modo più rapido, sfruttando una Global Cache. Nel mese di marzo, invece, il presidente USA uscente Barack Obama ha confermato l’impegno della Silicon Valley (in particolare del gruppo di Mountain View) per combattere la piaga del digital divide a Cuba, fornendo le infrastrutture e il know how necessario per consentire a tutti un libero accesso alla Rete.
Al momento non è chiaro se i dispositivi prodotti nella nuova fabbrica saranno destinati al mercato locale oppure all’esportazione in altri territori (contribuendo così ad un apertura verso il un business globale), né quanti posti di lavoro sono stati creati dall’operazione.