L’anoressia e la bulimia rappresentano un disturbo di natura psichica che si stima colpisca oggi quasi il 10% della popolazione giovanile. Un problema reale che trova un suo continuum virtuale all’interno della grande rete attraverso la creazione di siti e blog proana (seguaci dell’anoressia) e promia (a favore della bulimia), ove si possono trovare veri e propri decaloghi su come mortificare il proprio corpo senza farsi scoprire. Demonizzare Internet e cercare di bloccare tale tipologia di siti (come recentemente deciso dall’Assemblea Nazionale francese) non sembra essere la soluzione migliore per venire incontro a chi soffre di tali patologie; risulta invece molto più efficace valorizzare l’influenza e l’impatto emotivo che la grande rete esercita sui più giovani.
Nasce così un innovativo progetto voluto dall’Ansisa e la Società italiana per lo studio dei disturbi del comportamento alimentare (Fisdca), un vero e proprio percorso di cura in grado di coinvolgere la rete su più livelli, puntando in particolare sul mondo virtuale di Second Life. L’idea nasce dall’esperienza di Gianluca Nicoletti, esperto di rete e assiduo frequentatore del metaverso di Linden Labs, il quale ha spiegato: «ho potuto verificare come questo tipo di esperienza provochi emozioni molto forti al limite del doping. Alcuni neurotrasmettitori vengono stimolati per le esperienze che si vivono nella rete come quella del volo o le sensazioni extrasensoriali offerte dal virtuale». Secondo gli esperti, sono proprio le emozioni scaturite dall’esperienza virtuale ad avere valore terapeutico, ad essere in grado di guidare le ragazze con disturbi alimentari verso la conquista di una maggior autostima e fiducia di sé stesse. «Chiudere i siti non serve a nulla», ha spiegato Nicoletti, «serve raggiungere queste ragazze e parlare con il loro linguaggio».
l presidente del convegno ha già annunciato di voler avviare la sperimentazione in tempi molto brevi, anche se ci vorrà del tempo per strutturare al meglio il progetto: «I giovani vanno in rete si parlano a volte in modo competente a volte delirante», ha spiegato Umberta Telfener, docente di psicologia della salute all’università La Sapienza, «usare la rete potrà essere importante ma sarà necessario mettere a punto dei percorsi che sono ancora tutti da costruire». Il primo passo consisterà quindi nell’aprire un vero e proprio sportello su Second Life indirizzato alle ragazze che intendono discutere, almeno virtualmente, del loro rapporto con il cibo.