8 chilometri: è questa la distanza che potrebbe separare il rover Curiosity, da tempo attivo sul suolo di Marte, da alcune tracce che potrebbero confermare la presenza di acqua sul pianeta rosso. 8 chilometri, per un rover che su quel tragitto potrebbe muovere i suoi 900kg di massa alla velocità di circa 30 metri all’ora, significano circa 2/3 settimane di pellegrinaggio nell’Universo alla ricerca della fonte della vita. 8 chilometri, dopo un viaggio di 60 milioni di chilometri, rappresentano un’inezia che la NASA sembra voler affrontare quanto prima.
A 8 chilometri di distanza da Curiosity, infatti, vi sono tracce di un possibile scioglimento stagionale di ghiacci con conseguente discesa di liquido (acqua) verso il basso. Con ogni probabilità si tratta di acqua con un’alta concentrazione di sali che potrebbe dire molto circa l’origine del pianeta, la sua evoluzione e l’effettiva possibilità che possa contenere tracce di vita.
Al tempo stesso, però, non si tratta di un facile avvicinamento e con ogni probabilità il percorso sarà inferiore agli 8 km misurati. Il problema, infatti, è la necessità di mantenersi ad una distanza di sicurezza (al momento non meglio precisata, ma probabilmente ipotizzabile nel range dei 2/3 km) rispetto alla possibile fonte d’acqua, evitando così possibili contaminazioni da parte di batteri eventualmente presenti sulla scocca del rover. Sebbene tale possibilità sia minima, la NASA non è oggi in grado di escludere che Curiosity stia portando a spasso batteri terrestri, la cui resistenza a condizioni estreme è già stata comprovata. Per questo motivo l’avvicinamento all’acqua potrebbe essere interrotto anzitempo, limitando l’esperimento a fotografie a distanza per catturare gli indizi necessari all’analisi del luogo. Spiega l’Agenzia Spaziale Italiana:
Lungo il suo percorso il rover potrebbe avvicinarsi ad alcuni siti dove fu osservata la presenza di acqua liquida. In questo modo Curiosity potrebbe fotografare i siti a kilometri di distanza usando il Remote Micro-Imager, per studiare i possibili cambiamenti stagionali osservati dal MRO. Una osservazione prolungata di queste regioni potrebbe anche chiarire le cause di questi cambiamenti ciclici.
Cercare segni di vita avendo a bordo un agente contaminante in grado di distruggerla è un paradosso che non può essere sottovalutato. L’area in cui potrebbe esserci acqua è dunque stata etichettata come “regione speciale”, zona off-limits che non deve avere alcuno scambio microbico con uno strumento di origine terrestre.
Le tracce d’acqua sono state fotografate dal Mars Reconnaissance Orbiter (MRO) a fine 2015 ed hanno subito rappresentato una nuova speranza per la ricerca scientifica sul pianeta rosso. Nel frattempo la spedizione Exomars prendeva forma e l’italiana Tecnomare completava lo sviluppo del trapano che dovrà analizzare il sottosuolo marziano. In attesa di Exomars, Curiosity può portare avanti l’occhio umano alla ricerca di nuovi indizi: presto il rover potrebbe avvicinarsi al luogo e sfruttare le proprie dotazioni di bordo per fotografie di miglior definizione rispetto a quelle fin qui registrate dall’alto. Potrebbero bastare pochi scatti per un viaggio all’indietro nel tempo di qualche milione di anni.