Current TV è stata venduta. Quella che nelle intenzioni del suo fondatore Al Gore doveva essere il chiavistello in grado di scardinare l’informazione occidentale è finito nelle mani di una potenza mediorientale: Al Jazeera. E questa è la fine della storia. Una storia che va però ripercorsa fin dall’inizio, perché quel giorno l’intera blogosfera italiana fu chiamata alle armi attorno al nuovo vessillo del giornalismo partecipativo, della nuova democrazia televisiva, del nuovo riferimento USA per i media italiani.
Voleva essere un ponte tra la tv ed il Web, voleva essere l’interpreta di un popolo non ben identificato, ma che sulla rete faceva fluire le proprie attività e con la rete si identificava. Era l’alba del “popolo della rete”, forse, ma l’errore della definizione è probabilmente anche l’alba dei problemi a cui Current TV ha dovuto far fronte fin dall’inizio.
La retrospettiva del fenomeno Current TV è un percorso obbligato. Teatro Ambra Jovinelli, primavera 2008: Al Gore si presenta in Italia e chiama a sé blogger ed internauti per presentare un nuovo modo di fare tv. Teatro pieno, Emilio Carelli (Sky TG 24) alla conduzione, interesse immediatamente altissimo per il messaggio che Al Gore stava per portare nel nostro paese. Era l’esordio di Current TV in Italia. 14 maggio, poche ore dopo l’apertura ufficiale di Current TV, già si esprimeva però su Webnews un senso di sfiducia per quello che era il germe di una sbandierata rivoluzione nella quale la parola “democrazia” sembrava trasferire sui media un vero e proprio ideale politico di libertà:
[…] c’è qualcosa che non convince in Current TV. L’evidenza è nel fatto che si è colta una serie di peculiarità della rete per creare un flusso televisivo. In questo passaggio si accumula tutta una serie di distorsioni che, inevitabilmente, pesano sul concept finale. Trattasi, infatti, di una sorta di compromesso che lima da entrambe le parti per giungere ad una forma finale di per sé innovativa, ma non per questo gradevole per natura precostituita.
La blogosfera e chi vi si riconosce non può oggi nascondersi: furono in molti in quelle ore a dar credito alle promesse di Al Gore. Del resto l’idea era di per sé buona, i principi sani, l’ambizione forte. Ma c’è qualcosa che divide le utopie dalle rivoluzioni, e questo qualcosa è sembrato mancare fin dalla prima ora:
La bontà dell’esperimento non è in dubbio, ma è invece in dubbio la sua sostenibilità nel tempo (nessuna cifra è stata diramata, ma è evidente che gli accordi con Sky siano l’unica fonte di entrata plausibile).
Pochi giorni più tardi le cifre di Current TV alla SEC già raccontano una storia diversa rispetto a quella dipinta in Italia: bilanci in calo, una sostenibilità economica tutta da dimostrare, una rivoluzione monca che arranca fin dai primi passi. L’arrivo in Italia, insomma, avveniva nel contesto di una situazione difficile già presso la casa madre USA.
Maggio 2011. La blogosfera che tempo addietro aveva sostenuto l’arrivo di Current TV è ancora pronta allo sdegno di fronte al rifiuto di Sky Italia di continuare il proprio rapporto con la tv di Al Gore. In molti urlano allo scandalo e la stessa Current TV cerca di chiamare ancora una volta attorno a sé quella community che ne ha sostenuto il percorso nel nostro paese al grido di libertà ed opposizione a censura ed oscurantismo:
Dal 2008 Current lavora per portare in TV quello che gli altri nascondono. Per costruire servizi che arrivano dove gli altri non vanno. Per dare ai propri telespettatori un’informazione varia e senza censura, perché conoscere la verità è l’unica via per formarsi un’opinione propria.
Dal 2008 Current è l’unico canale veramente indipendente in Italia.
A maggio del 2011 vogliono toglierti il diritto all’informazione indipendente. Vogliono oscurare Current. Vogliamo fermarli.
La storia gonfia: parte il mail-bombing contro l’AD di Sky Italia Tom Mockridge, vengono tirati in ballo Silvio Berlusconi e Rupert Murdoch, si parla con facilità di complottismi vari, vengono pubblicate varie lettere aperte che mettono sulla piazza cifre dei contratti e audience.
Ora che Current TV è proprietà di Al Jazeera, il cerino della rivoluzione mediatica passa nelle mani di una superpotenza che in Current cerca una testa di ponte verso gli Stati Uniti. Cambia tutto: “Al Jazeera America” porta avanti nuove ambizioni, costruendo la propria via sulle ceneri di un prodotto che, alla fine dei conti, dimostra di aver avuto come asset principale il nome del proprio fondatore.