Gli Stati Uniti nel caos. 40 milioni di persone senza energia elettrica, 60 milioni di utenti tagliati fuori dalla rete telefonica. Chiude Wall Street. Impossibile il controllo del traffico aereo. La confusione regna sovrana ed il caos incarna la serietà del momento. Fortunatamente, per serio che sia, è soltanto un gioco. Ma un giorno potrebbe non esserlo più.
Da poche ore si è conclusa la dimostrazione organizzata dal Bipartizan Policy Center, ente non profit che ha voluto mettere in moto una simulazione di cyberwar che rendesse visibile e concreto il pericolo di un attacco informatico sugli Stati Uniti. Il panorama che si è delineato è qualcosa di molto simile all’11 Settembre, con un paese intero sotto shock e con una evidente incapacità di reagire all’offensiva subita. L’iniziativa ha preso luogo sotto il nome di “Cyber ShockWave” e si è ridotta ad una sorta di gioco della durata di 4 ore durante le quali si è resa manifesta l’impossibilità da parte delle istituzioni di fornire risposte rapide ed efficaci ad un ipotetico attacco.
Cyber ShockWave è stato solo un gioco, ma un gioco con una grossa posta in palio. Grossi sponsor impegnati, grossi nomi interessati, l’intera intelligence federale schierata in attesa dei risultati. Il tutto si è sviluppato simulando la situazione reale di un attacco di origine sconosciuta, muovendo le pedine dell’amministrazione federale e forzando un incontro virtuale per valutare la situazione. Agli effetti la simulazione ha previsto una piccola applicazione per smartphone come causa scatenante l’attacco. Un download gratuito dà il via alla catena degli eventi: l’azione di uno spyware, il furto delle password, l’intercettazione delle email e quindi il collasso generale.
Giocando s’impara. Da più parti la simulazione è stata definita «realistica», e per questo motivo i risultati emergono con ancor maggior forza: la sicurezza nazionale sarebbe realmente in pericolo e gli allarmi che l’amministrazione Obama ha diramato in passato avrebbero pertanto nuova concretezza. Il valore del “Cyber ShockWave” è nel rendere visibile il nuovo possibile “11 Settembre”: un pericolo visualizzato è un pericolo capito, ed è questo il primo passo verso un intervento che sulla paura costruisca una nuova politica di sicurezza nazionale.
La maggior evidenza dell’esperimento è stata nella mancanza di autorità che le istituzioni hanno rispetto alle infrastrutture. Se ciò è segnale di libertà, la cosa non è però fucina di garanzie poiché tra le maglie della libertà potrebbe nascondersi l’insidia. Dalle sale del Bipartizan Policy Center, insomma, sembra scaturire un appello verso un nuovo intervento legislativo che riconsegni l’autorità ed il controllo nelle mani delle istituzioni politiche, così che un intervento centrale possa costringere reti ed operatori ad isolare eventuali minacce emergenti.