Sistemi di stabilizzazione sempre più avanzati, sensibilità ISO alle stelle, tecniche di editing (quasi) capaci di trasformare uno scatto impreciso in un’opera da appendere, se non in una galleria, perlomeno alla parete: sembra che la tecnologia renda ormai superflua la proverbiale “mano ferma” che, secondo tradizione, dovrebbe accompagnare ogni fotografo che si rispetti.
Dalla mano ferma al cavalletto, la distanza non è poi così lontana, tanto da far sorgere una domanda: vale la pena acquistarne uno, quando molte fotocamere sembrano già dotate di molti strumenti necessari per sopperire alla sua mancanza?
Se lo sono chiesti gli autori di PhotographyBlog, trovando ben sette motivi che rendono il cavalletto uno strumento indispensabile dell’equipaggiamento di ogni fotoamatore.
Innanzitutto, l’appoggio fornito da un cavalletto è indispensabile per la buona riuscita degli scatti notturni, quando, per compromettere il risultato, basta un minimo tremolio nel corso della lunga esposizione necessaria a ottenere l’immagine.
Il secondo motivo riguarda la flessibilità: il cavalletto non si limita a sostenere la fotocamera, ma può offrire un appoggio a flash, luci, videocamere (con la garanzia di riprese più fluide e professionali).
Il terzo motivo chiama in causa la macrofotografia. Anche il fotografo con “la mano più ferma del West” sa che, nelle riprese ravvicinate, con la profondità di campo che si riduce drasticamente, l’immobilità assoluta è fondamentale. Di conseguenza, anche il supporto garantito dal cavalletto è fondamentale.
Con il quarto motivo si passa agli scatti sportivi e agli “action shots”: un cavalletto non è indispensabile per ottenere l’effetto-panning, ma di certo aiuta, rendendo più fluido e meno faticoso il movimento.
Il richiamo alla fatica ritorna nella spiegazione del quinto buon motivo per usare un cavalletto: durante le riprese naturalistiche, spesso effettuate con pesanti tele-obiettivi, la pazienza va di pari passo con la forza richiesta per sostenere, a volte per ore, fotocamera e zoom. Se non esiste un sostituto della pazienza, quello della forza c’è e… indovinate un po’? Il cavalletto.
La sesta buona ragione ha a che fare con l’uso dei teleobiettivi, difficili da mantenere saldi, anche perché, con l’aumento della lunghezza focale, spesso accompagnato dalla diminuzione dell’apertura, aumentano anche tempi di posa e vibrazioni.
In linea di massima, vale una semplice regola per determinare il rischio-mosso durante l’uso dello zoom: il tempo massimo consentito per lo scatto a mano libera equivale a 1/la lunghezza focale. Se si usa uno zoom da 300mm, quindi, l’esposizione non deve durare più di 1/300 di secondo: tempi più lunghi sono pressoché sinonimi di foto mosse.
Infine, last but not least, il settimo motivo ha a che fare con la creatività: niente come un buon cavalletto può permettere di dimenticarsi di posizioni precarie per il fotografo prima ancora che per la fotocamera, di mantenere l’obiettivo molto più in alto o molto più in basso di quanto umanamente possibile, di “dimenticarsi” della fotocamera mentre si dispongono le luci o si attira l’attenzione del soggetto.
Insomma, per PhotographyBlog il cavalletto è un vero e proprio “must have”.
E per voi? Cos’è indispensabile per ottenere sempre il massimo dai propri scatti?