Sin dalla chiusura di MegaUpload da parte dell’FBI, il celebre cyberlocker di origini svizzere RapidShare ha preso le distanze da quanto messo in atto dalla società fondata da Kim Dotcom, con azioni di vario genere volte a dimostrare la volontà da parte del gruppo di combattere a 360 gradi la pirateria digitale. L’ultima in ordine di tempo è la pubblicazione di quello che intende essere il “manifesto dei cyberlocker“, ovvero una sorta di documento cui tutte le altre aziende attive nel settore devono attenersi per agire secondo quelle che sono le leggi in materia di pirateria online.
Le nuove «pratiche responsabili per i servizi di cloud storage» targate RapidShare costituiscono quindi un riferimento di quattro pagine nelle quali vengono elencate le azioni che ciascun cyberlocker può, non può oppure deve mettere in atto per combattere la pirateria ed operare dunque all’insegna della legalità. Il fulcro di tale manifesto è il principio di colpevolezza fino a prova contraria: ogni azienda, si legge, deve sospendere gli account degli utenti qualora vi siano sufficienti richieste da parte di coloro che detengono il diritto d’autore su specifici file, indipendentemente dalle prove che dimostrino la colpevolezza degli stessi.
L’indirizzo email di registrazione deve poi essere il primo filtro che ogni cyberlocker dovrebbe utilizzare per far sì che ogni utente crei il proprio account esclusivamente per fini legali, senza realizzare repliche dello stesso volte a distribuire materiale protetto da copyright. Tale informazioni deve poi essere necessariamente fornita alle autorità qualora vi siano sospetti circa un utente ed il relativo operato, senza alcun vincolo in materia di privacy per gli iscritti. E se in tal caso la riservatezza degli utenti sarebbe violata mediante la fornitura di un indirizzo di posta elettronica, RapidShare si spinge successivamente ben oltre tale aspetto, invitando le altre società attive nel settore a modificare le proprie policy per far sì che esse abbiano il diritto di ispezionare ogni file caricato qualora vi siano sospetti da parte delle parti coinvolte.
RapidShare, insomma, con tale documento spera di convincere gli altri cyberlocker a fare terra bruciata intorno alla pirateria online, stringendo la morsa sulle violazioni del diritto d’autore e mettendo in atto comportamenti volti a verificare che mediante i propri servizi non vengano svolte attività illegali. Lo scenario dipinto dall’azienda prevede dunque un ruolo tutto nuovo per gli utenti finali, la cui riservatezza viene meno dinanzi alla possibilità che essi abbiano violato le leggi vigenti in materia di copyright.