Celebrando i 20 anni dalla nascita del World Wide Web, Tim Berners-Lee è tornato sotto i riflettori ed ha potuto, dall’alto della propria posizione di padre riconosciuto del sistema che sta dietro il sistema WWW, ribadire il proprio punto di vista sulla crescita del sistema stesso. Secondo Tim Berners-Lee, infatti, quello che è stato fatto finora è appena la parte emersa di un iceberg che deve ancora disvelarsi in tutta la sua immensità: il Web è ancora in una fase adolescenziale e la rivoluzione, tutto sommato, deve ancora in gran parte venire.
Tim Berners-Lee, però, ha anche indicato una debolezza evidente che sta andando manifestandosi: la tentazione sempre più pressante da parte di aziende ed istituzioni di controllare e tracciare quello che l’utenza fa online. Abitudini, attività, preferenze: così facendo l’utente rimane profilato un click dopo l’altro, il che si tramuta in ricchezza per chi controlla tali informazioni e può utilizzarle a proprio favore. Il riferimento al behavioral targeting appare evidente, e nel mirino entrano pertanto nomi quali Facebook o Google AdSense, ma il discorso si estende in generale a tutti coloro i quali intendono avere pieno controllo sull’agire dell’utente in Rete.
Nelle stesse ore, in una sorta di piccolo paradosso tutto italiano, la proposta 2195 firmata da Gabriella Carlucci compiva il proprio primo passo ufficiale. La proposta, infatti, è entrata ad ogni effetto nel dibattito parlamentare risultando formalmente assegnata alla IX Commissione Trasporti.
«È vietato immettere in maniera anonima nella rete internet contenuti, ivi comprese le banche di dati, in forma testuale, sonora, audiovisiva o informatica, o in qualsiasi altra forma, ovvero agevolare l’immissione dei medesimi». La proposta inizia così, ma prosegue con tutto quanto già indicato nei giorni passati circa il testo firmato dalla Carlucci: l’opinabile distorsioni. Tutto ciò mentre al CERN Tim Berners-Lee rinnovava il proprio credo: libertà, privacy, apertura.