Si intitola “Coditany of Timeness” ed è il primo album dei DADABOTS. Chi sono i DADABOTS? La prima black metal band non umana. A comporre il disco, infatti, non è stato un gruppo di musicisti scandinavi con viso dipinto e folta chioma, ma un’intelligenza artificiale. Non è il primo esperimento di questo tipo, ma è forse la prima volta in cui il risultato può essere definito convincente (sempre che vi piaccia il genere).
Gli algoritmi impiegati per la creazione dei cinque brani si basano su una rete neurale che ha analizzato i lavori di una band reale chiamata Krallice, studiandone i riff, le linee di basso, i pattern di batteria e le melodie vocali. Da lì il software ha acquisito tutte le informazioni necessarie per emularne lo stile e il risultato, dopo milioni di cicli, è quello che si può ascoltare in streaming di seguito. Il titolo del disco e il nome dei singoli brani sono stati generati da un’altra IA, così come la copertina. Ecco la descrizione fornita sul sito ufficiale del progetto ospitato dalla piattaforma Bandcamp.
Questo album è parte di una partecipazione al NIPS 2017 Workshop for Machine Learning, Creativity and Design: “Generating Black Metal and Math Rock”.
Per capire quanto l’intelligenza artificiale in questione sia efficace, basta sottoporre l’ascolto di “Coditany of Timeness” a un amico che apprezza il genere, senza svelare la natura del progetto, per poi ascoltare il suo feedback. Stiamo dunque ascoltando della musica creata da un’entità virtuale, da un codice appositamente istruito. All’interno delle tracce riusciamo a distinguere il suono di strumenti che in realtà non esistono: nessuno ha imbracciato una chitarra per stendere un tappeto sonoro o per cimentarsi in un assolo, non vi sono batteristi che picchiano sulle pelli né cantanti che urlano in un microfono in stile growl. Partendo da questo presupposto, quanto ottenuto è piuttosto convincente.