Il mondo dell’elettronica da indossare continua a compiere passi da gigante. Dall’Università della Pennsylvania, negli Stati Uniti, giunge infatti notizia di un’importante scoperta che potrebbe rivoluzionare il processo di produzione dei circuiti elettronici che quotidianamente animano miliardi di dispositivi in tutto il mondo, aprendo le porte a nuovi scenari. Alla base di tale scoperta vi è il cadmio-selenio, un materiale molto usato in diversi ambiti che potrebbe presto trovare nuove applicazioni nel campo della tecnologia.
Alcuni ricercatori hanno infatti dimostrato la possibilità di utilizzare i nanocristalli di cadmio-selenio per produrre circuiti elettronici, con diversi vantaggi rispetto al silicio amorfo adottato fino ad oggi: dalla maggiore velocità nel trasportare informazioni (si parla di componenti fino a 22 volte più veloci rispetto agli standard odierni) ad una maggiore semplicità di lavorazione, dalla possibilità di produrre componenti a temperature di qualche ordine di grandezza inferiori ad una migliore resistenza agli agenti esterni. Il vantaggio più interessante, però, riguarda la possibilità di realizzare circuiti deformabili.
Negli studi condotti nei laboratori dell’università, infatti, i ricercatori hanno utilizzato sottili lamine di plastica deformabile sulle quali sono andati poi a stampare i circuiti: questi ultimi hanno fornito risultati incoraggianti per quanto concerne la resistenza alle deformazioni, spalancando una nuova porta che conduce nella direzione dell’elettronica da indossare. I componenti costruiti con il cadmio-selenio sono principalmente inverter, amplificatori ed oscillatori, ovvero i mattoni fondamentali tanto dell’elettronica analogica che di quella digitale, motivo per cui potenzialmente qualunque dispositivo potrebbe trarre importanti vantaggio dall’adozione di tale tecnologia.
Gli elementi basati sui nanocristalli di cadmio-selenio, inoltre, possono essere prodotti secondo diverse metodologie e richiedono tensioni di alimentazione molto basse, per cui ben si prestano ad applicazioni mobili. L’elettronica da indossare, insomma, potrebbe non essere un’utopia ma una realtà pronta a mostrare le proprie potenzialità entro pochi anni.