L’acqua come fonte di energia: è questa l’idea di fondo di un nuovo progetto nato nei laboratori del MIT di Boston con l’obiettivo di realizzare un nuovo sistema per la produzione di energia elettrica, ma non solo. Presso il David H. Koch Institute for Integrative Cancer Research, infatti, è stato scoperto un nuovo materiale che, assorbendo piccole quantità di vapore acqueo, è in grado di mutare la propria forma, aprendo di fatto nuovi orizzonti in svariati campi.
Unendo due polimeri i ricercatori hanno quindi realizzato un nuovo materiale in grado di muoversi e cambiare forma semplicemente assorbendo ed emettendo acqua. Trattasi quindi di una scoperta di assoluto valore, essendo possibile utilizzare un simile attuatore in numerosi campi: utilizzando dei componenti piezoelettrici, ad esempio, è possibile convertire l’energia meccanica prodotta nel movimento dei polimeri in energia elettrica, oppure potrebbe esser possibile in futuro realizzare dei muscoli artificiali in maniera relativamente semplice.
Per il momento, l’energia elettrica prodotta non risulta essere particolarmente elevata, ma almeno sufficiente ad alimentare piccoli dispositivi elettronici come ad esempio sensori per il rilevamento di parametri vitali. Ad oggi, quindi, le prime applicazioni che potrebbero trarre giovamenti dall’utilizzo di tale materiale sono principalmente appartenenti al settore medico, potendo ad esempio alimentare un sensore per il tracciamento del battito cardiaco utilizzando il vapore acqueo generato dal corpo umano. In futuro, invece, potrebbero giungere importanti sviluppi per quanto concerne il rendimento di tale materiale, del quale è stata dimostrata la capacità di spostare un carico pari a 10 volte il proprio peso.
Trattasi insomma di un materiale che sembra promettere decisamente bene per quanto concerne il settore dei dispositivi elettronici su scala microscopica, ma che non preclude alcuna possibilità per quanto concerne applicazioni di dimensioni maggiori. Qualora dovesse esser possibile aumentare il quantitativo di energia elettrica prodotta, infatti, i polimeri utilizzati in laboratorio potrebbero essere utilizzati in prossimità di grossi bacini idrici per contribuire, verosimilmente soltanto in parte, alla produzione di elettricità.