Daimler, casa madre del gruppo Mercedes, ha avviato un’indagine interna sui suoi motori diesel ed in particolare sulla certificazione delle emissioni inquinanti sul territorio americano. L’indagine è stata avviata su richiesta del dipartimento della Giustizia statunitense con la quale Daimler lavorerà a stretto contatto per rilevare eventuali irregolarità e per prendere tutte le soluzioni del caso.
Anche Daimler finisce, sebbene marginalmente, nel ciclone del dieselgate a causa di una class action avviata da un consumatore americano due mesi fa. Il motivo è che le emissioni dei gas di scarico di un modello di Mercedes equipaggiata con un motore diesel BlueTec, secondo l’accusa, supererebbero i limiti previsti dalle leggi americane. La causa, patrocinata dallo studio legale Hagens Berman che si occupa anche del dieselgate Volkswagen, punterebbe il dito su presunte manipolazioni che avrebbero avuto lo scopo di “programmare il motore con regolazioni che emettono livelli di ossidi azoto al di sopra dei limiti”.
In particolare, secondo quanto formulato dall’accusa, le emissioni del motore diesel della Mercedes supererebbero, con temperature inferiori ai 10 gradi, fino a 65 volte il limite massimo concesso dalle leggi statunitensi.
Accuse che Mercedes rigetta al mittente ritenendole infondate. In ogni caso, la società adotterà tutte le misure necessarie per far luce sulla vicenda. Non accenna, dunque, a placarsi la polemica sulle effettive emissioni inquinanti delle auto ed in particolare quelle diesel. Lo scandalo della Volkswagen ha, infatti, portato alla luce le profonde differenze di emissioni delle auto durante le prove di laboratorio da quelle ottenute in movimento.
Un problema che ha investito moltissime case automobilistiche che pur non manipolando i software delle centraline delle auto hanno visto finire i loro modelli sotto accusa a causa dei valori di emissione fuori scala rilevati durante la normale guida.