La questione relativa agli investimenti della Banda Larga italiana è rimasta al palo per mesi. A poco a poco le promesse sono passate al dimenticatoio, senza che alcuna di esse trovasse conferme e risposte (Scajola prima, Brunetta poi). L’ultima surplace ha preso vita sui famigerati 800 milioni di euro che il Governo avrebbe deliberato ma che il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (Cipe) avrebbe invece fermato. Così la situazione a fine 2009, così la situazione ancor oggi. Con un piccolo avviso a smuovere le acque: alla prossima riunione del Cipe potrebbe essere effettuato un piccolo passo in avanti.
La nuova promessa è quella di Renzo Turatto, capo del dipartimento per digitalizzazione e innovazione della Presidenza del Consiglio. Turatto parla ai microfoni Reuters e spiega: «Per la realizzazione della banda larga servono 800 milioni euro che sono previsti dalla legge, ma non sono ancora stati trasferiti al ministero competente […] Nel prossimo Cipe dovvrebbero passare stanziamenti per i primi 400 milioni per la banda larga… l’argomento è in agenda per il prossimo Cipe… è una delle priorità del Cipe». Non 800, ma 400 milioni: nonostante l’Italia abbia bisogno di un piano ben più coraggioso per cambiare realmente la situazione, il Governo non sembra voler fare passi importanti in tal senso in attesa probabilmente che si giunga ad un chiarimento relativamente alla proprietà Telecom, alle indagini su Telecom Italia Sparkle ed al destino dell’infrastruttura oggi controllata dall’azienda di Franco Bernabé (infrastruttura sulla quale, nelle ultime ore, sono improvvisamente colimati i rispettivi interessi di Mediaset e Sky in qualità di produttori di contenuti pronti a sbarcare sul Web).
Con 400 milioni sarà possibile fare ben poco dei progetti realmente necessari per abbattere il digital divide nazionale. Si tratterebbe però almeno di un piccolo passo incoraggiante, qualcosa che potrebbe smuovere una situazione ferma ormai da troppo tempo. Mentre l’utenza sente ormai la rete come un diritto fondamentale e mentre si auspicano a livello internazionale seri investimenti in tal direzione (con pesanti ricadute favorevoli anche sul PIL), l’Italia rimane ancora al palo con legislazioni giudicate da troppi anacronistiche e con sentenze passate in giudicato che gettano ulteriore discredito sul rapporto tra il diritto tricolore e la Rete.
Rapporto che, è chiaro, manifesta le evidenti frizioni esistenti anche e soprattutto in tema di investimenti. Così il ministro Scajola il 16 Novembre scorso: « Riteniamo che sia un investimento prioritario, al pari delle infrastrutture materiali. […] Il presidente Berlusconi ne è convinto e io sono convinto che entro la fine dell’anno porteremo in approvazione e finanzieremo la banda larga nel nostro paese». «Lo stanziamento per la banda larga non è previsto in Finanziaria, ma lo definiremo all’inizio del prossimo anno […] Faremo un percorso graduale, per non accantonare risorse che adesso non possiamo destinare […] Dobbiamo impegnarci per stanziamenti pubblici che per la banda larga, perchè crediamo che il mercato continuerà a costruire reti efficienti, ma solo dove l’investimento è remunerativo. Dove non lo è deve essere aiutato dall’intervento pubblico»: così ancora Scajola l’11 Dicembre successivo. Claudio Scajola, membro permanente del Cipe, avrà nei prossimi giorni la possibilità di ricordare all’assemblea le proprie promesse e le necessità del paese. Per sbloccare almeno 400 milioni ed una preziosa speranza.