Secondo alcune dichiarazioni raccolte all’alba dell’ultimo weekend, il Governo sarebbe pronto a portare alla Camera un provvedimento per la promozione di Internet presso le famiglie. Sul progetto al momento vige massimo riserbo, ma il tutto sembra ricalcare una proposta che aveva già preso piede a fine 2009 per voce del Ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta.
L’idea di un nuovo aiuto di Stato per la Rete giunge da Fabrizio Cicchitto, capogruppo del PDL alla Camera. Così viene descritta per sommi capi l’impronta su cui il provvedimento dovrebbe essere forgiato: «È in preparazione un provvedimento che darà un incentivo alle famiglie che non hanno ancora Internet. È un incentivo che può aumentare la curva della domanda prevista per il 2010-2012 proprio per accompagnare il progetto di e-government. Sarà più facile abbonarsi a Internet e usufruire di questi servizi. Quindi un circolo virtuoso fatto da utilizzo del web e facilitazione per il collegamento internet».
Brunetta, a suo tempo, aveva parlato di una sovvenzione pensata per l’acquisto di dotazione informatica per le famiglie prive di un PC. Cicchitto, ora, sembra girare il discorso sulla connessione, puntando così l’attenzione su quel 45% di italiani che ad oggi non hanno ancora mai potuto assaggiare la bontà delle opportunità veicolate dalla Rete. Con un primo difetto programmatico che sembra emergere con forza: nessun incentivo potrà portare una adeguata cultura informatica presso quelle famiglie il cui unico rapporto con i media è ad oggi realizzato soltanto tramite un telecomando. Ma è questo un problema ulteriore e successivo, a cui occorrerà in ogni caso far fronte a prescindere dalla promozione statale per il Web.
Ma c’è da tempo anche una interpretazione politica più maliziosa circa i progetti di incentivo promessi. Da tempo, infatti, Mediaset sta progettando il proprio sbarco in grande stile sulla Rete per cercare nuovi sbocchi di monetizzazione al di là della sola presenza televisiva. Alcuni passi sono già stati compiuti, altri sono stati promessi ed accompagnati da iniziative legali molto discusse, ed ora l’aumento del target potenziale sembra prestare il fianco alle critiche di quanti interleggono in questa situazione un nuovo conflitto di interessi tra le comunicazioni ed il sistema politico.
In assenza di dettagli è impossibile ogni analisi preventiva, ma è chiaro che la condivisibilità sull’obiettivo non può che essere totale: l’Italia ha bisogno di compiere molti passi avanti nel proprio rapporto con la Rete poiché dal nuovo strumento e dai servizi correlati potrebbe trarne forti vantaggi anche a livello di Prodotto Interno Lordo. Gli strumenti utilizzati, però, potrebbero fare la differenza. Il Piano Romani con cui la produzione video online verrebbe ingabbiata tra permessi ed autorizzazioni, infatti, ha fatto il giro del mondo e sono molte le testate estere ad ipotizzare una collusione tra il Premier egli interessi di parte che la sua eredità imprenditoriale rappresenta. Anche in questo caso, però, ogni commento è limitato ad una situazione potenziale che al momento non ha ancora trovato attuazione nei voti del Parlamento. L’unica certezza è in 800 milioni di euro, da mesi fermi al CIPE ed attualmente indisponibili, per realizzare l’infrastruttura su cui la Rete dovrebbe arrivare presso quegli italiani a cui ad oggi è impedita una esperienza di navigazione sufficiente.