Se la stampa 3D ha avviato una rapida rivoluzione nel modo di produrre oggetti, aggiungendo una nuova dimensione alle stampanti che da semplici oggetti bidimensionali realizzati con inchiostro su carta possono ora realizzare prodotti in tre dimensioni, la stampa 4D vuole andare anche oltre. Il progetto è stato partorito nei laboratori del Massachusetts Institute of Technology di Cambridge e potrebbe arricchire ulteriormente il mondo della stampa 3D con una nuova dimensione: il tempo.
L’idea di fondo è quello di realizzare le stesse tecniche adottate nella stampa in tre dimensioni, utilizzando materiali capaci di reagire all’acqua per cambiare la propria forma. In questo modo, quindi, quello che a primo impatto può sembrare un semplice cilindretto può ripiegarsi su sé stesso per trasformarsi rapidamente in un cubo. In questo modo, dunque, potrebbero essere realizzati semplici attuatori di nuova generazione, in grado di unire diversi materiali e di assumere nuove forme a seconda delle necessità.
Da semplici oggetti statici a prodotti dinamici capaci di mutare forma ed aspetto nel tempo, modellandosi secondo quelle che sono le esigenze di un determinato contesto: è questo il percorso logico che ha condotto alla creazione della stampa 4D nel Self-Assembly Lab del MIT, con l’obiettivo per l’appunto di creare oggetti capaci di assemblarsi autonomamente quando necessario. Il tutto, con l’acqua a fungere da fonte energetica per far sì che tali oggetti possano effettivamente modellarsi e cambiare aspetto.
Il progetto, tuttavia, non nasce da un’idea del tutto originale, bensì trae ispirazione dalla natura, capace di autoreplicarsi e cambiare aspetto numerose volte ed in tante forme diverse. Una volta dimostrata la possibilità di aggiungere una nuova dimensione alla stampa, quindi, i ricercatori hanno promesso di lavorare sullo sviluppo di nuove soluzioni capaci di migliorare tale tecnologia, eliminando ad esempio lo stretto legame con l’acqua oppure permettendo la creazione di oggetti complessi.