Entro la fine del 2009 il Vaticano emetterà un documento ufficiale relativo ad Internet ed alla cultura digitale. L’annuncio giunge da parte di mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali (Pccs), ed il documento «aggiornerà l’insegnamento della Chiesa sui mass media partendo dall’Istruzione Aetatis Novae, che risale al 1992, quando però Internet ancora non esisteva».
«L’interesse della Chiesa per Internet è un aspetto particolare dell’attenzione che essa riserva da sempre ai mezzi di comunicazione sociale. […] La Chiesa si è spesso dichiarata convinta del fatto che i mezzi di comunicazione sociale sono […] “meravigliose invenzioni tecniche” che pur facendo già molto per soddisfare le necessità umane, possono fare ancora di più […] Raccomandiamo con forza lo scambio di idee e informazioni su Internet fra coloro che hanno esperienza in questo campo e coloro che invece sono principianti». Sono queste parole di Giovanni Paolo II risalenti al 2002. Nel 2003 già si parlava di digital divide e del valore etico delle comunicazioni mediate dalla Rete. A distanza di pochi anni la Chiesa intende tornare sull’argomento per stilare un documento ufficiale che orienti le proprie strutture nel rapporto con il Web.
Spiega nell’occasione mons. Celli: «Le nuove tecnologie hanno indotto nuovi atteggiamenti, nuove sensibilità. Senz’altro i principi fondamentali dell’Aetatis Novae restano validi. Però sono necessarie alcune linee guida per una pastorale che tenga conto delle nuove realtà».
È questa la Chiesa che si affida a Linux, è questa la Chiesa che approda su YouTube. Una struttura millenaria sta plasmando i propri pilastri per adeguarsi e capire, sperimentando, come il Web stia forgiando tutto attorno a sé. Ricalcando il vecchio percorso logico, però, si giunge nuovamente al digital divide ed al diritto di accesso ad uno strumento tanto prezioso: «l’augurio è che l’insegnamento della Chiesa possa far riflettere le comunità anche su questi aspetti. Perchè, come auspica il Papa nel messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali di quest’anno, certe fasce della popolazione mondiale non siano tenute lontane dal cammino di sviluppo favorito dalle nuove tecnologie».
L’annuncio giunge a pochi giorni dal termine del seminario per i vescovi responsabili delle Comunicazioni Sociali. Per l’occasione si era puntato il dito soprattutto sui social networks, realtà consolidate e pervasive che stanno creando una nuova trama di rapporti ancora tutta da capire. L’attenzione della Chiesa è rivolta soprattutto alle conseguenze sociali e morali di tale fenomeno e di qui l’invito ai Vescovi al fine di una attenzione sempre maggiore su ciò che la Rete può rappresentare o sulle minacce che può veicolare: «Il tema sul quale i Vescovi sono invitati a riflettere sarà da un lato una più approfondita conoscenza di ciò che sta avvenendo e dall’altro vedere a che cosa la Chiesa è chiamata per essere presente in questa nuova cultura digitale che sta emergendo, vedere cosa oggi può dare e come può intessere un dialogo con questa nuova realtà […] La Chiesa non guarda più alle nuove tecnologie solamente come nuovi strumenti ma come promotori, come ispiratori, come fattori, creatori di una nuova cultura. Il nostro problema è vedere come i Vescovi entrano in dialogo».