Alzi la mano chi è pronto ad una nuova campagna elettorale. Alzi la mano a chi è lieto di poter tornare alle urne a dare il voto ad una classe dirigente dai più vista come fallace, vecchia ed ingombrante. Alzi la mano chi è profondamente deluso dalla politica e dal modo di fare politica degli ultimi anni. Ma ora alzi la mano chi vuole tutto sommato ancora crederci, chi vuole tentare di salvare qualcosa, chi alza il lanternino e cerca qualcosa di buono nella mischia. Qui sul web, poi, abbiamo quel vizio insanabile di pensare alla tecnologia come a qualcosa che può salvarci. Questa «sana e inconsapevole libidine» digitale del terzo millennio sembra carica di valori, anche se la cosa è ancora tutta da dimostrare. Soprattutto in Italia. Anche i partiti sembrano iniziare a crederci, o quantomeno ne cavalcano l’ondata. Ed in tutto il mondo il web diventa un perno fondamentale del fare politica. Va beh, ora non esageriamo, ok: in tutto il mondo il web diventa un perno fondamentale del fare… campagna elettorale.
La grande novità in Italia da questo punto di vista è il nuovo sito del Partito Democratico. Perchè dietro al sito non sembra esserci solo un “refresh” tecnologico: c’è volontà di dialogo, di misurarsi con la gente, di chiamare a raccolta. Ci sono espedienti nuovi in un progetto più completo del solito. Dietro quella homepage così ricca (troppo, secondo alcuni) c’è il desiderio di confrontarsi con il futuro che è arrivato al presente, e c’è l’evidente segno di un cambiamento su cui il nuovo partito intende improntare tutta la propria campagna. Idee politiche a parte (non è qui che si vuole dare un giudizio sulle mosse che si stanno arrischiando sulla scacchiera delle alleanze), la sfida dei portali potrebbe avere un suo valore. Magari non sposta voti (a quanto pare in Italia sono ancor sempre Vespa e Mentana ad influire di più in tal senso), ma un portale può certamente contribuire pesantemente al dibattito in atto. Ed in un momento in cui ogni virgola è importante, milioni di utenti ben disposti a spulciare un sito web rappresentano molto più di una semplice sfumatura.
Veltroni per il proprio sito web ha deciso di utilizzare i seguenti ingredienti:
- Homepage raccoglitore, con tutto quanto utile direttamente accessibile con pochi click
- ampio uso di file video con tutti i discorsi del leader promossi con posizione di rilievo
- raccolta di notizie inerenti alla campagna elettorale, con forti riferimenti anche alla campagna di Obama
- “informati”, “conosci”, “attivati”: il Partito Democratico chiama a raccolta il proprio esercito per fare campagna elettorale facendo leva sull’attivismo e sulla collaborazione
- “dona il tuo tempo” oppure “apri un blog”: il PD intende inglobare il proprio elettorato coinvolgendo pesantemente quanti sanno comunicare sul web ed accolgono con favore lo spazio offerto per portare sulla pubblica piazza le proprie opinioni
- spazio dedicato al “social network” con la geolocalizzazione delle espressioni di favore offerte al partito
- ci si può iscrivere ottenendo un accesso personalizzato a MyPD per avere un rapporto più diretto con il sito e con il partito
E non solo. Il progetto fa largo uso degli strumenti disponibili sul web e sono 4 i nomi prescelti per raccogliere il materiale proveniente dall’utenza: Twitter per il microblogging, Il Cannocchiale per i blog, YouTube per i video e Flickr per le immagini. Per par conditio (ci mancherebbe…) uno spazio del tutto originale è offerto anche a Microsoft in una mossa che ha immediatamente fatto discutere: il sito è basato su Silverlight, il nuovo anti-flash di Redmond per il quale è richiesto il download di un piccolo plugin onde avere quanto necessario per la visione di alcuni dei contenuti.
Un piccolo appello su Edit ha rappresentato l’occasione per avere un duplice punto di vista sul progetto: da parte di chi il web lo fa quotidianamente e di chi il web lo frequenta. La sensazione è che il sito abbia colto nel segno in quanto si avverte un cambiamento, un tentativo di cambiare pagina, un approccio che dal sito fa trasparire una sensazione di novità.
Non era peraltro difficile: l’impegno della politica italiana sul web è stato fino ad oggi parecchio stantìo ed i vari progetti erano più che altro riconducibili ad opinabili improvvisazioni dal gusto esplicitamente strumentale. Vari blog sono stati aperti e chiusi nello stretto giro di una campagna elettorale, vari siti hanno vissuto inanimati per mesi e mesi fingendo un dialogo inesistente, varie raccolte firme si sono limitate all’offerta di una casella di posta a cui scrivere. Il dialogo promesso dal sito del PD ha nel superamento di questo paradigma il proprio punto di vantaggio di maggior spessore. Queste alcune delle prime opinioni raccolte su Edit:
- «La home è forse un po’ caotica… il resto del sito sembra abbastanza navigabile…» (di Paolo);
- «nmi sembra niente male, molto “americano”….» (di Massi);
- «Rss, youtube, twitter, flickr e sito “animato” con jquery… Non so come li hanno implementati, ma sembra che qualcuno si sia svegliato. Facciamogli fare anche italia.it :-)» (di Andrea);
- «bisogna installare il plugin di silverlight… un punto in meno. Non ho guardato il codice ma ho dato solo una rapida occhiata all’aspetto visivo e comunicativo: non è male, tutto molto moderno e molto web 2.0… traspare l’idea della condivisione e del dialogo, e quindi il giudizio non può essere che positivo» (di Giacomo);
- «Niente male, ma non perfetto ;-)
Per esempio il feed RSS non è disponibile nella barra dell’indirizzo visto che manca nell’header» (di lpalli); - «La prima cosa che mi è venuta in mente di provare dopo una prima socrsa alla home è la ricerca: ho provato a cercare qualcosa con la funzione cerca (quasi illeggibile con il font grigio) in alto a destra. La prima cosa che mi è venuta in mente è “programma”… non funge… sorrido… vabbè la dovranno ancora attivare, ma almeno nascondila finchè non funziona!» (di Sonik);
- «Mi sembra un ottimo passo in avanti, un tentativo *quasi* riuscito di affrontare il web con cognizione di causa» (di voldenuit);
- «Tecnicamente pessimo. Un sacco di errori JavaScript, stile non omogeneo (ad esempio i link a volte sono sottolineati/colorati a volte no), font a grandezza fissa, parametri in querystring non verificati (evviva la sicurezza!)» (di Matteo);
- «senza perdersi nei cavilli tecnici, direi che il lavoro é notevole, ben strutturato e con una buona scelta di servizi» (di Softcodex);
E c’è una cosa in cui il sito ottiene il proprio effetto migliore: il confronto con quello del partito dall’altra parte della barricata: il Popolo della Libertà.
«Quello del PD sensibilmente meglio di quello del Silvio che mi pare un po’ grossolano»; «layout a tabelle, menu di navigazione non accessibile essendo in flash, contenuto non usabile»; « quantità di contenuti inferiore (così a occhio) e poi è puntato tutto sulla pura propaganda. Lo spazio per il dialogo è ridotto al minimo».
Il confronto, insomma, si fa un po’ impietoso. Ma non è questo un confronto tra partiti, tra idee o tra programmi: trattasi semplicemente di un piccolo importante cambio di paradigma nel modo di comunicare su cui il PD ha già puntato le proprie forze cercando di dettare le regole del confronto. In fondo la vecchia politica è quella che ha partorito (con egual contributo di entrambe le parti in causa) un accrocchio come Italia.it. C’è altro da aggiungere? C’è ora da scommetterci che nel giro di brevissimo tempo anche la parte avversa al PD si adeguerà, raccoglierà il guanto della sfida e porterà i propri tecnici al lavoro per un progetto di pari impatto.
Sì, qualcosa sta cambiando. A guadagnarci sarà sicuramente il web ed una precisa presa di coscienza. Ad oggi, infatti, il sito del nuovo movimento guidato dal tandem Berlusconi/Fini rappresenta il riflesso di quello che è stato il modo di comunicare la politica fino a ieri: alcune immagini, i riferimenti utili e poco più. Una casella mail è l’unica finestra aperta verso l’utenza e l’unico (improbabile) canale di dialogo possibile. Le scommesse sono aperte: quanto ci impiegherà il Popolo della Libertà a dar vita ad un nuovo sito in grado di competere con quello della controparte? Quanto ci impiegherà il PDL a raccogliere il guanto della sfida e portare online una risposta uguale e contraria?
Non che il sito del PD sia perfetto, anzi. I discorsi relativi all’imposizione di talune tecnologie meriterebbero un approfondimento a se stante. Ma è in questo nuovo sito che si avverte un passo fino ad oggi mai compiuto dalle altre compagini.
Molto diverso il modo di rapportarsi al web delle varie altre fazioni ancora in attesa di definire la propria posizione in vista dell’annunciato Election Day di aprile. Inesistente, a quanto pare, la Rosa Bianca di Tabacci & Co.: ogni ricerca porta su altri siti ed aziende, ma del partito nessuna traccia apparente. Ma hanno appena acceso i motori, condonati, giudizio rinviato. Intanto però i domini papabili sembrano perduti (update: il sito è stato presentato poche ore dopo la pubblicazione del presente articolo).
L’UDC invece ha un sito che è facile definire “istituzionale”: in attesa di decidere cosa farsene dell’offerta di Berlusconi, il trio Casini/Buttiglione/Cesa porta i propri volti su un sito ricco di testo, organizzato per offrire un ingente quantitativo di contenuti, ma senza alcuno spazio per la libera interazione. Per contro c’è uno store per i gadget di partito: l’unica interazione, insomma, è possibile carta di credito alla mano.
Molto ricco anche il sito della Lega Nord. Anche in questo caso, però, la comunicazione è più che altro a senso unico con editoriali e Radio Padania Libera a fare da eco alle notizie giornaliere portate in homepage. “Dillo alla Lega” è l’unico strumento utile per l’utenza che intende dialogare con il partito, mentre un immediato appello audio in questo periodo parte in automatico all’apertura dell’homepage per chiamare a raccolta i padani per protestare davanti ai cancelli di Malpensa.
L’Italia dei Valori, probabile futura spalla di Veltroni, sembra concordare con il PD il filone da seguire sul web. Di Pietro, infatti, è uno dei primi politici ad aver abbracciato l’arma del blogging e con questo impegno ha assunto un ruolo cruciale trovando sostegno nel mondo del “grillismo”. Anche per questo motivo l’alleanza con Veltroni potrebbe diventare fondamentale alle prossime elezioni. Ed anche per questo motivo Internet avrà un ruolo di prim’ordine in questo percorso di avvicinamento alle urne.
Benchè in questa gara il PD sia partito in relativo vantaggio rispetto alla concorrenza, c’è ancora un ambito sul quale tutti ancora devono proporre qualcosa: la viralità. Barack Obama ha fatto il grande passo trovandosi su YouTube la canzone “Yes we can” composta sul suo discorso, qui da noi invece ancora la viralità latita.
Gli ultimi sprazzi si sono visti con i 6×3 modificati della sfida Prodi/Berlusconi. Per questa tornata invece è ancora tutto in ballo, ed è questa una terra di conquista dal potenziale propagandistico decisamente interessante.
Se c’è un modo per ridicolizzare l’impegno italiano (italiota?) in materia, allora è quello di guardare ad ovest, oltre l’Oceano, ove per le primarie di Democratici e Repubblicani i vari schieramenti hanno messo in campo tutto il meglio del proprio potenziale di fuoco. Gli esempi più fulgidi sono quelli di Barack Obama ed Hillary Clinton, i cui volti sono ormai inesorabilmente associati in ogni singolo istante al nome del proprio sito web: è lì che vengono raccolti i fondi aggiuntivi per la campagna elettorale, è lì che si fidelizza l’utenza in vista della tornata elettorale, è lì che il candidato mostra i cardini del proprio immaginario, del programma e delle proprie promesse. Suggestivo il design, ricca l’offerta, e non mancano nemmeno gli spazi dedicati al marketing ed all’oggettistica di propaganda. Tutto sembra studiato nei minimi dettagli e, soprattutto, con un impegno superiore che lascia trasparire un lavoro a monte ben più lungo ed importante di quello che non c’è invece nel nostro paese.
Ma la cosa non è altro che un riflesso dell’importanza che il canale ha nella preparazione alle urne. L’Italia è il paese dei telefonini e della televisione, e benché le nuove generazioni abbraccino (ancora tutto sommato timidamente, ma pur sempre con crescente calore) volentieri il mezzo informatico, gran parte della forza elettorale ancora ragiona su confronti da piccolo schermo, improbabili sventagliate sondaggistiche e grossa cartellonistica stradale. L’impegno profuso sul web è direttamente proporzionale ai risultati ottenibili, questione di investimento. Per questo, soprattutto per questo, l’impegno del Partito Democratico sembra significare qualcosa di più, un qualcosa che attende ora solo una conferma da una risposta proveniente da “destra”.
Internet conta, Internet ha qualcosa da dire, Internet non è più una nicchia (magari di pervertiti, che troppo spesso l’immaginario popolare è questo…). Internet ha qualcosa da proporre, ed intende farlo. E il coro nel tempo s’è fatto forte: probabilmente ora la politica è disposta anche ad ascoltare. Probabilmente.