Una voce a dir poco clamorosa arriva dalla Francia, e più precisamente dalle colonne del quotidiano economico francese BFM Business: Iliad e TIM potrebbero fondersi entro i prossimi cinque anni. Secondo quanto ipotizzato dall’autorevole giornale di notizie economiche d’oltralpe, l’affare sarebbe legato alla proposta d’OPA che il gruppo KKR avrebbe fatto a Telecom Italia di cui vi abbiamo parlato nei giorni scorsi.
Un’azione che Vivendi, principale azionista dell’azienda italiana, non ha gradito al punto da spingerla a far fronte comune con Cdp (azionista con il 9,81%), e ad accelerare i tempi per un riassetto societario che prevede la sfiducia dell’attuale Presidente e del suo amministratore delegato, Luigi Gubitosi, finiti da tempo nel mirino del gruppo francese anche a seguito di due profit warning in tre mesi.
Iliad sfida con Vivendi per TIM?
Telecom Italia (TIM) ha ricevuto una proposta di acquisto da 10,8 miliardi di euro (12 miliardi di dollari) dal fondo statunitense KKR, una società globale di investimenti che offre soluzioni gestionali in ambito assicurativo, patrimoniale alternativo e dei mercati di capitali. La società americana, che in Italia detiene già il 37,5% di FiberCop, mira a rendere privato il più grande gruppo telefonico italiano.
In quest’ottica, Xavier Niel, l’imprenditore delle telecomunicazioni proprietario di Free Mobile, ovverosia l’operatore a cui fa capo Iliad, nonché membro del board del sopracitato fondo americano KKR, secondo BFM avrebbe intenzione di vendere proprio Iliad a TIM, in cambio di un aumento di capitale e quote nell’azienda.
Una mossa legata sia al forte interesse per la rete fissa di Iliad, che per il business corporate, che nel caso andasse in porto, secondo gli analisti garantirebbe alla società francese un consolidamento nel mercato. Il tutto sullo sfondo della rivalità esistente tra Xavier Niel e Vincent Bolloré, il patron di Vivendi, azionista di maggioranza di TIM con il 23,68%, che non godrebbe più di molte “simpatie” in Italia a causa del tentativo di scalata sui titoli Mediaset, che ha portato comunque l’azienda francese dal 3% al 28,8% di quote possedute del “biscione”.