La pirateria è un crimine: è questo il concetto che emerge dalle immagini che uno spot di prossima visione porterà in tv. Un masterizzatore sputerà fuori compact disc che si fanno arma, e Giorgio Faletti (testimonial d’eccezione per una campagna sulla quale viene riposta grande importanza) si trova inchiodato al muro sotto i colpi di dvd, cassette, fogli per fotocopie. E una voce fuori campo tuona: «La pirateria multimediale è un crimine: stanne fuori».
Lo spot è firmato Alan Bates, agenzia che si è aggiudicata i 131.000 euro di appalto per la realizzazione della campagna voluta dalla Presidenza del Consiglio. Il tutto troverà spazio non solo in tv ma anche su altri media nazionali, cercando così di portare in modo massiccio il messaggio tra l’utenza. La presentazione del progetto è stata accompagnata dai numeri che fotografano il fenomeno della pirateria in Italia: 1.400.000 CD sequestrati nel solo 2004, denunce e arresti in sensibile calo e venditori ambulanti che la fanno da padrona nei dati relativi alle retate che hanno portato al sequestro del materiale illegale.
Importante, soprattutto, il dato secondo cui la pirateria rappresenterebbe ad oggi circa il 25% del mercato musicale italiano: tale valore assomma un totale di 110 milioni di dollari (stime relative al mercato sommerso, sulle quali non sono mancate in passato importanti contestazioni), cifra che le istituzioni intendono ora scalfire partendo dalla comunicazione mediatica. Così il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, all’agenzia AGI: «un fenomeno in crescita e che pone purtroppo l’Italia nel ristretto gruppo dei paesi più industrializzati in il cui il fenomeno è più marcato».
Lo spot sarà accompagnato da una pubblicazione quadrimestrale denominata “Crimes & computer”. Il plauso all’iniziativa trova l’immediato accorato assenso di una persona decisamente interessata all’argomento, ovvero Giulio Rapetti alias Mogol: «Bene la campagna di informazione […] ma non basta, bisogna studiare un piano, occorre un comitato interparlamentare per la tutela del diritto d’autore. Perchè la fine del diritto d’autore è la fine della creatività e della cultura». Mogol chiede inoltre che l’Italia divenga il «motore di un meccanismo internazionale» contro la pirateria.
Al coro si aggiunge inoltre Umberto Paolucci, responsabile Microsoft, il quale così fotografa la posizione del proprio gruppo: «Riteniamo la salvaguardia della proprietà intellettuale […] un requisito fondamentale per lo sviluppo economico sano e fiorente di un Paese come l’Italia da sempre caratterizzato da altissimi livelli di creatività e originalità dei propri prodotti […] Non possiamo quindi che accogliere con favore questa nuova iniziativa».
Mauro Masi, segretario generale del dipartimento informazione ed editoria di Palazzo Chigi, probabilmente memore delle polemiche che in passato hanno seguito l’approvazione della famigerata Legge Urbani, sottolinea: «non vuole essere un tentativo di criminalizzare la Rete, che è una grande opportunità […] è necessario però sottolineare il punto di confine tra un’opportunità e un crimine, e questo è il rispetto della legge».