Trasmettere musica tramite il web da oggi costa. Anzi, da ieri, in quanto il provvedimento ha valore retroattivo. 250$ per le radio delle università americane, 400$ per le radio senza fini di lucro, 500$ per le radio commerciali.
Il provvedimento arriva dalla RIAA in accordo con le maggiori major musicali americane, ma porta in sè una certa quantità di compromessi tale da sollevare qualche dubbio sul reale equilibrio del tutto.
La prima obiezione riguarda il bavaglio messo alle radio senza fini di lucro in quanto dovranno, per trasmettere, trovare 400$ da versare anticipatamente. Oltretutto il provvedimento avrebbe carattere retroattivo a partire dal 1998, per cui le minori di queste radio probabilmente saranno costrette a chiudere i battenti.
Più sostenibile appare invece il costo per le radio commerciali in quanto la cifra di 500$ non è certo insormontabile, soprattutto se confrontata con i 400$ necessari alle radio prive di ritorno economico. Per le università il discorso si fa quasi inconsistente.
Il provvedimento sembra puntare a far pagare poco a tutti, una policy plasmata su una certa difficoltà reale di controllo del fenomeno. A leccarsi le ferite saranno probabilmente le radio non commerciali e non universitarie, le quali comunque potrebbero togliersi ogni paura con 400$, cifra non impossibile.