Nella giornata di ieri, il ministro palestinese della comunicazione, Mashur Abu Daqq, ha fatto sapere che cracker da tutto il mondo hanno attaccato i server locali tagliando il servizio internet nella zona della Cisgiordania e di Gaza. Queste le parole di Abu Daqq ai microfoni di AFP in merito alla delicata questione:
Da questa mattina tutti gli indirizzi IP palestinesi sono stati attaccati da luoghi di tutto il mondo. Gli hacker avrebbero agito in modo organizzato ed utilizzando un server mirror.
Il ministro crede che, vista la modalità e l’intensità dell’attacco, l’azione non sia del tutto spontanea, ma macchinata con l’appoggio di uno Stato.
Anche se l’hacking è stato perpetrato nella zona della Cisgiordania e di Gaza, Abu Daqqa ha rassicurato che il sistema bancario palestinese,onde evitare furti informatici, è stato immediatamente isolato. L’incidente è avvenuto precisamente un giorno dopo che la Palestina ha vinto l’adesione a pieno titolo come membro dell’Unesco, il tutto contro le feroci obiezioni statunitensi e israeliane. E, secondo il ministro, potrebbe essere proprio lo stato ebraico a nascondersi dietro l’assalto informatico.
Non è la prima volta che un fatto del genere accade. Già nel 2006, il sito israeliano di cracking, Darknet, aveva dichiarato di essersi unito nella lotta contro la Palestina, cancellando moltissimi siti palestinesi e sostituendo i contenuti con foto minacciose. Allo stesso modo, anche molti cracker palestinesi si sono dati da fare per dare voce alla libertà palestinese. Anche l’intifada, insomma, può essere digitale.