La medicina ha compiuto negli ultimi decenni passi da gigante nel comprendere nuovi aspetti del cervello umano, il quale resta tuttavia l’organo che riserva i più ampi misteri. Buona parte dei dettagli relativi al cervello sono infatti ancora tutti da scoprire e per farlo l’Unione Europea non intende badare a spese. Nei giorni scorsi è stato infatti approvato lo Human Brain Project, un’iniziativa volta ad incrementare gli sforzi nella ricerca legata al cervello umano con l’obiettivo di realizzare un calcolatore in grado di replicarne il funzionamento.
Human Brain Project è quindi un progetto di ampio respiro, come dimostrano i 54 milioni di euro messi sul piatto dall’UE per i prossimo 30 mesi. Trattasi insomma di un esborso economico superiore al miliardo di euro, il quale dovrà servire per stimolare la ricerca e fornire agli studiosi nuove risorse per migliorare la comprensione del cervello umano. I risultati si tradurranno poi in un supercomputer capace di pensare come una persona, con benefici che riguarderanno svariati settori, per certi versi anche slegati l’uno dall’altro.
Il cervello artificiale consentirà infatti di sviluppare hardware neuromorfico, creando circuiti elettronici utilizzando componenti appositamente studiati per replicare il funzionamento delle sinapsi e del sistema nervoso umano. Ciò potrebbe quindi offrire nuove opportunità nel campo dei calcolatori elettronici, con nuovi paradigmi di elaborazioni che potrebbero rivoluzionare il settore. Comprendere con esattezza le modalità con le quali il cervello umano elabora ed archivia informazioni potrebbe infatti far scattare una scintilla nella mente degli ingegneri, i quali potrebbero così creare nuovi sistemi di elaborazione che replichino tali modalità per migliorare sensibilmente le prestazioni dei calcolatori.
A beneficiare di una maggiore comprensione del cervello, poi, sarebbe con ogni probabilità anche il campo dell’intelligenza artificiale, nel quale i ricercatori cercano costantemente di replicare proprio il funzionamento delle reti neurali. Il tutto si tradurrebbe quindi in robot capaci di pensare come esseri umani, assistenti vocali sempre più intelligenti e nel complesso un’elettronica in grado di pensare autonomamente, di apprendere nuove informazioni e di migliorare il proprio livello di comprensione della realtà circostante.
Ma non solo, perché avere a disposizione un cervello digitale sarebbe particolarmente utile anche nello studio di malattie degenerative, così come di altri aspetti quali la percezione delle immagini o la risposta a determinati stimoli esterni. Alan Evans del Montreal Neurological Institute ha sottolineato come «questo ambizioso progetto integrerà dati ad ogni scala, dalle molecole all’organizzazione del cervello nel suo complesso. Esso avrà importanti implicazioni per la nostra comprensione dello sviluppo del cervello nei bambini e delle normali funzioni cerebrali, cos come nel combattere deterioramenti cerebrali come il mordo di Alzheimer».
Tanti settori, insomma, potrebbero trarre importanti giovamenti dallo sviluppo di questo progetto, il quale potrebbe trovare finalmente delle risposte alle tante domande che ancora impediscono ai ricercatori di compiere passi in avanti nello sviluppo di nuove soluzioni per la cura di malattie. Oltre 80 istituzioni a livello mondiale parteciperanno dunque a quello che ha tutta l’aria di essere uno dei progetti di maggiore portata nella storia della ricerca, cooperando affinché la scienza possa far luce su uno degli organi che da sempre ha attirato su di sé l’attenzione di medici e ricercatori ma che allo stesso tempo nasconde ancora un elevatissimo numero di segreti.