L’ultima notizia della lunga giornata di ieri è stata la più clamorosa: anche la cancelliera Angela Merkel sarebbe stata intercettata. Lo ha anticipato lo Spiegel e confermato il governo federale: l’intelligence tedesca avrebbe conoscenza di una violazione del cellulare della donna più potente del mondo da parte della NSA. Se così fosse, stride ancora di più l’atteggiamento prudenziale, riduzionistico di Roma. Ma per quale ragione?
L’incontro di ieri mattina tra il presidente Enrico Letta e il segretario di Stato americano John Kerry, aveva subito mostrato la linea morbida della politica italiana rispetto allo scandalo nato dalle rivelazioni di Edward Snowden. L’audizione del sottosegretario Marco Minniti al Copasir è stata sullo stesso livello: Letta ha parlato di «indiscrezioni su eventuali violazioni della privacy» e di «atteggiamento cooperativo» degli americani. Marco Minniti, uscito dopo un paio d’ore da Palazzo San Macuto, ha smentito in una sintetica nota d’agenzia, che i servizi italiani siano mai stati informati dell’esistenza del programma PRISM e ha pure aggiunto che «non c’è evidenza che quanto accaduto in Francia sia successo anche in Italia».
I dubbi dei parlamentari
Il segretario del Copasir, Felice Casson (Pd), si sente tutt’altro che tranquillizzato da queste parole, e con lui molti altri esponenti come Claudio Fava, di SEL, che già in passato hanno puntato il dito contro questi metodi ed espresso preoccupazione per quello che sembra essere lo scenario più logico: l’Italia non può fare eccezione nella sorveglianza dell’agenzia di sicurezza a stelle e strisce. Perché mai dovrebbe? Così commenta per Webnews l’ex magistrato poche ore dopo l’incontro:
C’è questa tendenza a rassicurare tutti, ma nessuno è in grado di dire che questa sorveglianza di milioni di mail e telefonate sia limitata alla sola Francia. Anzi, la logica ci porta a dire che possa essere successo in altri paesi, compreso il nostro. Minniti si è detto disponibile a incontri regolari al Copasir, e ne prendiamo atto positivamente. Così come è positivo che sia passato il concetto per il quale non ci si può accontentare della mera assicurazione cartolare: siccome non risulta vuol dire che non esiste? Significa soltanto che non si è cercato. Si fa comunque sempre più evidente la strada europea come possibile strumento di pressione. L’Italia è sempre stato un paese a sovranità limitata, soprattutto quando si tratta degli Stati Uniti. Noi siamo un bambino e loro un gigante.
Superficialità, ma anche storica sudditanza
Di fronte alla vistosa differenza tra ciò che sta accadendo qui rispetto a nazioni del tutto simili all’Italia, facenti parte dell’Europa Unita, è difficile non porsi delle domande che vadano oltre la cronaca dei fatti. Mentre in Germania la cancelliera prendeva in mano il telefono – chissà se sempre lo stesso – e chiamava Obama non certo per un saluto cordiale, in Italia Letta e Kerry non producevano neppure un comunicato sull’argomento e nessun giornalista ha potuto fare domande: per quale motivo? Anche dal punto di vista editoriale, come non notare che Der Spiegel, The Guardian, sono protagonisti mondiali del Datagate, mentre i grandi quotidiani nostrani spesso si limitano a inseguire le notizie oppure a dare credito sempre e soltanto a fonti tremendamente understatement?
Ce n’è a sufficienza per riportare alla luce la vecchia questione del rapporto particolare dell’intelligence americana coi destini italiani, il paese nel quale ha forse operato, fin dal dopoguerra, le attività più complesse durante la guerra fredda e che in qualche modo ha stabilito una storica prevalenza, introiettata dalle generazioni diplomatiche, politiche, di servizi interni italiani in una sudditanza indiscussa.
Approvata la risoluzione europea su stop anti-terrorismo
Intanto il Parlamento europeo ha approvato la risoluzione non vincolante proposta questa estate, che chiedeva all’Unione europea di sospendere l’accordo UE-USA sul programma di tracciamento delle finanze. Una risposta, più simbolica che altro, chiaramente legata alle intercettazioni americane che avrebbero abusato pure dei binari dello swift, l’accordo trantlantico sui dati bancari.