Microsoft ha chiesto al Procuratore Generale degli Stati Uniti di compiere tutti i passi necessari per consentire la pubblicazione di informazioni più dettagliate sulle richieste di accesso ai dati degli utenti, ricevute dalla NSA e dalle forze di polizia federale, statale e locale. In seguito allo scoppio dello scandalo PRISM, noto anche come Datagate, l’azienda di Redmond ha reso noto solo dati in forma aggregata, in quanto il governo impedisce la divulgazione di maggiori informazioni, cosa che invece dovrebbe essere garantita dalla Costituzione. In attesa di una risposta, Microsoft ha fornito comunque alcune chiarimenti sui documenti pubblicati dalla stampa.
Secondo Microsoft, l’articolo del Guardian contiene numerose inesattezze. Per quanto riguarda Outlook.com (in precedenza Hotmail), le autorità non hanno nessun accesso diretto alle email e ai messaggi. Solo nel caso in cui viene emanato un ordine o un mandato di perquisizione dal giudice, dopo aver esaminato il caso, potrebbe essere autorizzato l’accesso all’account di un determinato utente. Nessuno governo possiede la chiave crittografica per accedere alle informazioni memorizzate sui server. Eventuali dati sono consegnati in forma non criptata, ma sempre in seguito ad una richiesta legale. Inoltre, Microsoft non ha sottoscritto nessun accordo per consentire l’accesso diretto ai dati degli utenti.
Le richieste per l’accesso ai dati conservati su SkyDrive vengono soddisfatte allo stesso modo. Come per Outlook.com, nessun governo può accedere direttamente ai file. Ciò è possibile, in alcuni casi, solo in seguito ad un ordine del giudice, quindi è sempre necessario un processo legale. Il documento pubblicato online la scorsa settimana affermava che il cambiamento dell’architettura di Skype era stata “imposta” dalle autorità per facilitare le intercettazioni di audio, video e messaggi. Microsoft respinge al mittente le accuse, affermando che il governo non può ascoltare le comunicazioni tra gli utenti. Il servizio VoIP garantisce quindi la massima privacy.
Il governo degli Stati Uniti non permette a Microsoft di fornire più informazioni al pubblico e pertanto è stata costretta a rivolgersi al Procuratore Generale per chiedere il rispetto della Costituzione. Se le verrà dato il permesso, l’azienda rilascerà tutti i dati relativi alle richieste ricevute.