Nessun vero cambiamento di rotta per la NSA, l’agenzia di sicurezza nazionale al centro del Datagate. Il voto al Senato, che si è fermato a 58 rispetto ai 60 sì necessari, è un brutto smacco per il presidente Barack Obama, che incassa il primo dei tanti no che probabilmente riceverà nei prossimi due anni di minoranza democratica. La riforma, peraltro annacquata, della NSA era il tentativo americano di risolvere il forte imbarazzo diplomatico scatenato dalle rivelazioni di Edward Snowden, ma la paura del terrorismo ha vinto.
La diretta del voto (conclusa circa 10 ore fa) al Senato è un esempio perfetto della politica interna americana attuale, e della differenza tra democratici e repubblicano. I primi, come Ron Wyden e Patrick Leahy, considerano Costituzione e Freedom Act più importanti del Patriot Act e la famigerata sezione 205, i secondi, tra i quali il leader repubblicano Mitch McConnell, hanno fatto mancare i voti alla riforma perché «non è il momento di legarsi la mani dietro la schiena».
[BREAKING] #USAFreedom Act is good for #privacy, for natl security, for U.S. businesses, & upholds Constitution http://t.co/xUsPwGTzCe
— Sen. Patrick Leahy (@SenatorLeahy) November 19, 2014
https://twitter.com/NotMcConnell/status/534772984024543233
Tutto come prima, o quasi
Tutto quanto il mondo ha imparato a conoscere a proposito delle tecniche di raccolta di metadati e di sorveglianza globale è stato appreso dopo le rivelazioni di Edward Snowden, tali da aver convinto il presidente Obama a intervenire per trovare una mediazione che, anche se considerata insufficiente, sarebbe stata comunque un segnale. L’interruzione di questo percorso nella 113sima legislatura rimette tutto così com’era, con l’unica differenza che la legge è stata aggiornata questa primavera e prevede che la NSA venga autorizzata ogni anno dalla Camera.
Tuttavia dal prossimo gennaio tutto il Congresso, il 114esimo, Camera compresa, sarà a maggioranza repubblicana, quindi è lecito immaginare sarà impossibile ottenere il lasciapassare alla riforma anche ripresentandola modificata in alcune parti. Il Nyt sospetta addirittura che l’intento dei repubblicani sia proprio attendere il nuovo anno per imporre una riforma di loro stampo prima dell’autorizzazione necessaria nel giugno 2015 affinché i tribunali possano richiedere le registrazioni telefoniche. A quel punto, a maggioranze ribaltate, tutto è possibile: anche l’ostruzionismo dei democratici per bloccare l’attività stessa della NSA e incolpare gli avversari.
Microsoft, Google, Apple, and others urge the passage of the USA Freedom Act http://t.co/8VYOlCqxUO #FreedomAct
— GigaOm (@gigaom) November 18, 2014
La cosa incredibile è che molte aziende di tecnologia degli Stati Uniti avevano sponsorizzato questi cambiamenti dopo aver temuto per i loro affari all’estero, alle prese con governi stranieri preoccupati che i dati dei loro cittadini potessero essere consegnati ai servizi segreti americani. Un gruppo di loro, tra cui AOL, Apple, Facebook, Google, Microsoft, Twitter e Yahoo, aveva inviato una lettera sollecitando il Senato ad approvare il disegno di legge. Invece, la lotta al terrorismo islamico – grande scusante storica dell’atteggiamento americano nei confronti delle libertà e dei diritti civili – ha influenzato ancora una volta la politica americana. Il senatore Patrick Leahy non vuole però rinunciare:
Coloro che apprezzano le libertà civili e la Costituzione degli Stati Uniti non si daranno pace fino a quando non ci sarà una vera riforma che termini questa esagerazione inutile.