L’Istat ha reso pubblici i dati che analizzano l’utilizzo dell’ICT all’interno della Pubblica Amministrazione, per ciò che concerne l’annata 2007.
È venuto fuori, contrariamente a quanto si possa affermare quando si parla di pubblica amministrazione (mi riferisco ai problemi burocratici, alla mancanza di servizi, ecc.), che la PA italiana sta imparando a trarre il giusto vantaggio dall’utilizzo dell’ICT.
Passando ad un analisi nello specifico, si prende coscienza di come gli uffici di Regioni e Provincie italiane dispongano di una o più sedi informatiche, le quali utilizzano come modalità di gestione l’outsourcing, ovvero l’acquisto dei servizi tecnologici da fornitori esterni.
Totale è, inoltre, l’utilizzo della posta elettronica che, collegata allo sviluppo della messaggistica istantanea, permette un rapido flusso di informazioni all’interno degli uffici. Inoltre, parlando in termini numerici, è confortante sapere che nella Pubblica Amministrazione nazionale ci sono, in media, 75 computer ogni 100 dipendenti.
Ma se questi dati vengono definiti dall’Istat come confortanti, una domanda sorge spontanea: perchè, quando si operano analisi a livello europeo, l’Italia risulta sempre indietro?
Insomma, se la Pubblica Amministrazione, con le leggi che stanno indirizzando la burocrazia su binari “online”, ha capito le potenzialità dell’ICT, allora non sarà mica tutta colpa degli imprenditori? A voi la risposta.